memoria
memòria s. f. [dal lat. memoria, der. di memor -ŏris «memore»]. – 1. a. In generale, la capacità, comune a molti organismi, di conservare traccia più o meno completa e duratura degli stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte. In partic., con riferimento all’uomo (nel quale tale funzione raggiunge la più elevata organizzazione), il termine indica sia la capacità di ritenere traccia di informazioni relative a eventi, immagini, sensazioni, idee, ecc. di cui si sia avuto esperienza e di rievocarle quando lo stimolo originario sia cessato riconoscendole come stati di coscienza trascorsi, sia i contenuti stessi dell’esperienza in quanto sono rievocati, sia l’insieme dei meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente di richiamare informazioni. Più specificamente, da un punto di vista psicologico, sono state individuate tre modalità mnesiche principali, distinte ma non separate, delle percezioni o esperienze avute: m. sensoriale; m. a breve termine (o primaria), che ritiene le informazioni per alcuni minuti; m. a lungo termine (o secondaria), che conserva e permette di richiamare i ricordi anche dopo anni. La neurofisiologia spiega il processo di formazione della traccia mnesica con modificazioni funzionali e dinamiche delle cellule nervose inserite in speciali circuiti, e, riguardo agli aspetti persistenti della memoria, con modificazioni chimiche a carico delle stesse cellule. Secondo la natura particolare degli stati di coscienza, dell’oggetto che viene rievocato e dei meccanismi che agiscono, si distingue una m. sensitiva, intellettiva, affettiva, una m. episodica e una associativa, una m. visiva o iconica, uditiva o ecoica; si parla anche di m. locale, particolare tipo di memoria visiva consistente nell’attitudine a ricordare facilmente i luoghi e le disposizioni delle cose. Per ciò che riguarda i cosiddetti disturbi della m., v. amnesia. Falsificazione della m., la rievocazione falsata (non intenzionalmente) di un ricordo, come si può osservare nelle testimonianze rese da soggetti anziani affetti da ipomnesia, da bambini o da adulti molto emotivi, nonché in rapporto a rievocazioni mnesiche affioranti nel corso di sedute psicanalitiche o di ipnositerapia, oltreché nei postumi di disturbi organici prolungati della coscienza, per es. dopo traumi cranici. b. Locuzioni di uso com., riferite alla memoria come facoltà dell’uomo: sviluppare, coltivare la m. o l’arte della m.; esercitare la m.; aiutare la m. (con esercizî o artifici mnemonici); rinforzare, rinvigorire, o stancare, riposare la m.; fare uso della m.; imprimere, fermare, fissare, stampare, scolpire nella m.; letter., scrivere nella m. (considerata per traslato come un libro che registri le cose); quelle parole, le quali sono scritte ne la mia m. (Dante); richiamare, rievocare alla m.; cancellare dalla m., proporsi o sforzarsi di dimenticare (un fatto, un nome, una persona); interrogare la m., cercar di scoprire in essa un ricordo; frugare, rovistare, rivangare nella m.; cercare nel fondo della m.; rischiarare, illuminare la m. di qualcuno (o risvegliargli, ridestargli, e più com. rinfrescargli la m.), aiutarlo o costringerlo a ricordare; fidarsi della m.; se la mia m. non erra, se la m. non m’inganna, non mi tradisce; speriamo che la m. m’aiuti. Con riferimento a fatti ed azioni: vivere nella m., essere presente alla m., restare nella m., tornare alla (o nella) m.; oppure cadere, esser caduto dalla m., uscire di m. o dalla m., ecc. Con riguardo alla capacità di ricordare, cioè allo sviluppo maggiore o minore della facoltà mnemonica nell’uno o nell’altro soggetto: avere buona m., una m. fedele (che ricorda cioè con esattezza), una bella m., una m. pronta, lucida, chiara, vivace; esser dotato di gran m., di forte m., di una m. tenace, prodigiosa, di una m. di ferro; avere la m. di Pico della Miràndola (o anche, essere un Pico della Miràndola), con riferimento al dottissimo umanista e filosofo (1463-1494), rimasto proverbiale per la sua straordinaria memoria; al contr., avere poca o cattiva m., avere una m. debole, labile, lenta, tarda, corta (anche, essere corto di m.); assol., avere, non avere m., essere senza m.; che memoria!, spesso iron., di chi non si ricorda di niente; seguito da una determinazione, avere m. per i nomi, per le persone, per i luoghi, per le fisionomie; malattie della m.; diminuzione, perdita della m.; offuscarsi, annebbiarsi, oscurarsi della m.; la m. gli serve ancora bene, non gli serve più, o non gli regge, lo tradisce, non gli dice il vero; ritrovare, ricuperare, riacquistare la m., ecc. c. A memoria, locuz. avv. che si unisce con diversi verbi per formare frasi riferite all’apprendimento e alla conservazione di nozioni nella memoria: tenere a m., fermare nella mente in modo da poter ricordare: non gli riesce di tenere a m. nulla (più com. tenere a mente); studiare, imparare, mandare a m., apprendere un testo qualsiasi in modo da poterlo poi ripetere parola per parola (come giudizio critico, ripetere la lezione a m., lezione imparata a m., in modo meccanico, senza adeguata comprensione e assimilazione); studiare a m. una poesia (e, similmente, un brano musicale, in modo da poterlo poi cantare o suonare senza bisogno di avere lo spartito davanti); sapere a m., essere in grado di ripetere esattamente le parole di un testo, o anche una sola frase, un indirizzo, un numero telefonico, ecc. (per estens., cose che si sanno a m., che ognuno conosce perfettamente; ormai lo so a m., di cosa sentita ripetere troppo spesso); con sign. analoghi, dire, recitare, ripetere a m., suonare a m., disegnare, dipingere, eseguire un ritratto a m., ecc., basandosi cioè soltanto sulla memoria. 2. a. Con senso meno astratto, il fatto di ricordare, l’atto e il modo con cui la mente ritiene o rievoca non in generale, ma singole e determinate immagini, nozioni, persone, avvenimenti (in questi sign., e anche in alcuni di quelli che seguono, memoria si alterna spesso nell’uso con ricordo): non ho m. di ciò che dici; dell’episodio m’è rimasta soltanto una pallida m.; ho una m. confusa della sua fisionomia; serbare dolce, cara, gradita, oppure amara, dolorosa m., di qualcuno o di qualche cosa; Da’ be’ rami scendea (Dolce ne la memoria) Una pioggia di fior’ sovra ’l suo grembo (Petrarca); la m. di quei momenti è ancora viva in me; la m. della sua colpa non l’abbandona mai, lo segue dappertutto, lo perseguita continuamente; consegnare, affidare, tramandare alla m. dei posteri (un fatto, un personaggio, con scritti o sim.); fatto degno di m., d’eterna, d’immortale, d’imperitura m., di essere cioè ricordato. Nel diritto processuale, assunzione di testimoni a futura m., procedimento d’istruzione preventiva al quale può ricorrere chi abbia fondato motivo (determinato dalle più varie ragioni, quali stato di malattia, età, partenza, ecc.) di ritenere che possano mancare uno o più testimoni le cui deposizioni sono necessarie in un processo. A m. d’uomo, dai tempi più lontani di cui si è conservato ricordo, quindi da che mondo è mondo, da sempre: una cosa simile non s’era mai vista, a m. d’uomo; più letter., a m. nostra, a m. dei nostri padri, per quanto è possibile a noi o ai nostri padri ricordare, quindi ai tempi nostri, ai tempi dei nostri padri. Nel linguaggio della critica contemporanea, letteratura della m., quella letteratura, per lo più in forma narrativa e di contenuto autobiografico, fiorita, in Francia e altrove, specialmente nel periodo fra le due guerre, che appare intesa – sull’esempio dell’opera di M. Proust e insieme per influsso freudiano – all’evocazione o ricerca del «tempo perduto», dell’età favolosa della fanciullezza, i cui avvenimenti, più fantasticati o vagheggiati che realmente vissuti, illuminano il tempo presente. b. Tracce che persone o fatti lasciano nella mente degli uomini: di quei tempi s’è persa (o s’è spenta) ormai ogni m.; m. de l’opra anco non langue (Petrarca). In partic., il ricordo, la reputazione, il concetto che una persona lascia di sé, la sua presenza nello spirito dei sopravvissuti o dei posteri; è scomparso lasciando ottima, grata, onorata m. di sé (s’intende in genere di defunti, a differenza di ricordo, che può esser lasciato anche da chi soltanto si allontana); mio zio, di buona o di felice m.; la buon’anima, di santa m.; uomo d’illustre, di gloriosa, di venerabile m. (al contr., d’infausta, di esecrata m.); benedetta sia sempre la m. di lei; la sua m. non morrà; dal mio cuore non si cancellerà mai la sua m.; onorare, eternare, perpetuare la m. di un grande; ravvivare, risollevare, letter. confortare, la m. di qualcuno, ridargli fama: E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la m. mia, che giace Ancor del colpo che ’nvidia le diede (Dante); calunniare, maledire, profanare la m. di uno; offesa alla m. di un defunto, reato d’ingiuria o di diffamazione commesso nei confronti di un defunto, punibile, secondo il codice penale, a querela dei prossimi congiunti. In senso più ampio, si parla talora di m. storica, o collettiva, per indicare i valori che, derivanti dalla conoscenza della propria storia e dalla tradizione, costituiscono il patrimonio spirituale di un popolo (o anche di un gruppo, di una classe sociale) e gli danno coscienza della propria identità; anche assol.: ... Armi e sostanze t’invadeano ed are E patria e, tranne la memoria, tutto (Foscolo). Con sign. specifico la locuz. alla m., con valore finale, per onorare il ricordo di un defunto: alla m. di mia madre, alla m. dell’insigne maestro (nelle dediche di libri, o di componimenti poetici, musicali, ecc.); medaglia alla m., concessa a chi è caduto compiendo un atto di valore o in genere a chi, al momento in cui viene decretata l’onorificenza, è già defunto. c. Con riferimento al futuro, in m. di, per m. di, per onorare il ricordo di persone o anche di fatti: erigere un monumento in m. dei Caduti; in m. del fausto avvenimento fu scoperta una lapide; con più solennità, a perpetua m., formula frequente in lapidi, iscrizioni e sim., come traduz. del lat. ad perpetuam rei memoriam (v.); cipressi e cedri ... Perenne verde protendean su l’urne Per m. perenne (Foscolo). Sempre con riferimento al futuro, ma con riguardo a fatti della vita quotidiana, l’espressione per m., usata a proposito di appunti o di altri espedienti cui si ricorre perché ci rammentino un impegno o altra cosa che ci preme di non dimenticare: me lo son segnato per m. nel mio taccuino; fare un nodo per m. nel fazzoletto; come titolo o intestazione, è frequente anche nella forma lat. pro memoria (v. promemoria). 3. Con usi estens. e più concr.: a. Annotazione, appunto, destinato a documentare un fatto, a impedire che sia dimenticato o non ricordato con esattezza: prendere m. di qualche cosa, prenderne nota; anche il documento stesso: consegnare una m. alla Commissione istruzione del Senato. Con altro senso, fare m. di qualcuno, di un avvenimento, e sim., farne menzione in uno scritto o discorso; fatto di cui non si conserva alcuna m., di cui non si trova traccia o menzione in documenti contemporanei o posteriori. b. Al plur., le cose passate che la memoria ripresenta allo spirito, i fatti che sono presenti o che rivivono nel ricordo: le care m. d’infanzia; il ritorno in quei luoghi ridestava in me dolorose m.; m. patrie, m. avite; il culto, la religione delle m.; vivere di memorie; narrare, scrivere, dettare le proprie m.; quindi, libro di memorie, e stampare, pubblicare le proprie m., un’opera di carattere autobiografico; anche come titolo dell’opera: le «Memorie» di Lorenzo Da Ponte. In altri casi, titolo di opera in cui si fa una relazione, per lo più in forma di cronaca o di diario, di un periodo storico di cui si è stati spettatori o protagonisti: Memorie del Risorgimento. c. Ogni scritto, cimelio, monumento che costituisca documento storico, a cui sia affidato il compito di perpetuare una tradizione: museo ricco di preziose m.; Roma conserva infinite m. dell’antica grandezza. Anche di altri oggetti che conservano o possono ridestare il ricordo di cose o persone (in questo senso è meno com. di ricordo): quest’orologio è una cara m. di mio padre; dovette vendere all’asta tutte le m. di famiglia. d. Lapide o sim. destinata a mantenere vivo il ricordo di un defunto: i cittadini riconoscenti questa m. posero. Nel linguaggio cristiano dei primi secoli, monumento funerario o iscrizione commemorativa posta sulla tomba di un martire; anche la celebrazione liturgica sulla tomba, con funzione equivalente all’odierna commemorazione. e. Breve monografia erudita su argomento scientifico, storico, letterario; dissertazione accademica: leggere, pubblicare, stampare una dotta m.; al plur., titolo sotto cui vengono raccolti e pubblicati i lavori di un’accademia e sim.: Memorie dei Lincei; Atti e memorie della Deputazione di storia patria. f. Memoriale o altro scritto in cui si espongono fatti, si esamina una questione, si dichiarano le proprie ragioni, il proprio punto di vista. In diritto processuale civile e penale, scrittura la cui funzione essenziale è quella di replicare alle deduzioni avversarie discutendone gli argomenti, senza peraltro contenere nuove conclusioni. g. Documento diplomatico, di regola riservato, che contiene una sommaria esposizione di fatti ed è diretto da uno ad altro soggetto di diritto internazionale, normalmente allo scopo di avviare un’intesa di diversa portata fra essi. 4. fig. Nell’uso pop., soprattutto tosc., la nuca, per la credenza volgare che sia questa la sede della memoria: è caduto all’indietro e ha battuto la memoria. 5. Il termine, anche in seguito al diffondersi dei modelli cibernetici, si è generalizzato con riferimento a strutture il cui comportamento, in risposta a determinati stimoli, risulta condizionato dalla sequenza degli stati precedenti (ne è esempio, in fisica, il ciclo di isteresi di una sostanza ferromagnetica); può quindi indicare qualsiasi sistema di informazioni registrate o, anche, l’apparato stesso di registrazione (per es., in informatica). In partic.: a. In biologia, m. immunitaria, riferita alla risposta immunitaria secondaria, quella per cui un organismo, dopo un primo contatto con un antigene – cui segue la produzione di anticorpi – (risposta primaria), a un successivo contatto con lo stesso antigene risponde con una produzione anticorpale più rapida ed efficace (risposta secondaria); i linfociti B (detti anche cellule della m. immunitaria), modificati strutturalmente e biochimicamente dopo il contatto con le molecole antigeniche, sono gli elementi responsabili di questo tipo di memoria; si parla poi di m. cellulare per indicare un certo tipo di regolazione dei geni fissato in una cellula che non si modifica nelle generazioni cellulari successive: un gene represso rimane infatti represso o un gene attivo rimane attivo in tutte le cellule discendenti di un clone. b. Nell’elaborazione elettronica dei dati, organo avente la funzione di registrare e conservare informazioni: m. a schede perforate, oggi non più in uso e sostituita dalla m. a nastri o a dischi magnetici; nei calcolatori elettronici digitali, l’insieme di celle elementari, ognuna adibita alla registrazione di una unità d’informazione (bit), che, raggruppate in byte (in cui possono essere rappresentati, secondo un apposito codice, caratteri alfanumerici) a loro volta riuniti in registri o posizioni di m. (identificabili dal calcolatore mediante indirizzi di m.), consentono di memorizzare dati o istruzioni: m. centrale, quella (di solito a nuclei di ferrite o, sempre più diffusamente, a circuiti integrati) caratterizzata da un tempo di accesso molto breve, che viene usata per registrare le istruzioni e i dati relativi a un determinato programma (è detta anche m. di lavoro), richiamandoli dalle m. ausiliarie, le quali hanno tempi di accesso relativamente lenti e sono costituite da dischi rigidi, floppy disk, nastri magnetici, dischi a lettura ottica, ecc. (sono anche dette m. periferiche o di massa, soprattutto quando sono utilizzate per immagazzinare grandi quantità di dati); m. ad accesso casuale o diretto (RAM, dall’ingl. random access memory «memoria ad accesso casuale»), memoria temporanea in cui il tempo di accesso a un determinato indirizzo è indipendente dalla sua posizione; m. ad accesso sequenziale, memoria seriale nella quale i dati possono essere letti solo nell’ordine stabilito dalla loro posizione; m. permanente (ROM, dall’ingl. read only memory «memoria a sola lettura»), quella in cui l’informazione viene immagazzinata (in modo non alterabile) in fase di fabbricazione; m. permanente programmabile (o PROM), quella in cui l’informazione può essere immagazzinata dall’utente, anche in modo permanente, a seconda dell’impiego specifico cui è destinata; m. di transito, piccola e veloce unità di supporto per il trasferimento di informazioni tra la memoria principale e l’unità centrale di elaborazione; m. tampone, v. buffer; m. virtuale, locuz. con la quale si designa un particolare modo di utilizzazione del sistema di memorie di un calcolatore capace di fornire al programma che lo impiega una potenzialità di memoria di lavoro virtualmente illimitata, mediante il continuo trasferimento dei dati su cui si opera tra le memorie periferiche e la memoria centrale. c. Dalla tecnica dei calcolatori il termine s’è poi esteso all’elettronica in genere, per indicare dispositivi atti a conservare dati, informazioni, comandi, ed è inoltre usato, non del tutto propriamente, con riferimento a particolari dispositivi di alcune macchine o meccanismi aventi funzioni di programmazione o di registrazione: m. della lavatrice, m. degli ascensori automatici. 6. Nel nuovo calendario liturgico romano, il giorno in cui si celebra la memoria (obbligatoria o facoltativa) della Madonna o di un Santo. ◆ Dim. memoriétta, memoriùccia; accr. memorióna; pegg. memoriàccia, tutti poco com. e per lo più con intonazione fam. scherz., riferiti alla bontà della memoria, alla capacità di ricordare, o nei sign. concreti.