meda
méda s. f. [voce settentr.: lat. mēta (v. mèta1)]. – 1. Nel linguaggio marin., propriam., nome di segnali disposti in mare, per lo più fissi, di forme e di colori varî, in metallo o in muratura, impiegati come avviso ai naviganti in corrispondenza di punti pericolosi (scogli affioranti, secche, ecc.), come punti di riferimento (per l’atterraggio, per l’imboccatura di un canale di accesso al porto, ecc.), per indicare, in acque ristrette, il tratto di mare navigabile con sicurezza: m. luminosa, quella sormontata da un fanale, generalmente rosso o verde, e dipinta dello stesso colore; m. semielastica, specie di boa, generalmente luminosa, ancorata al fondo del mare per mezzo di una robusta asta di ormeggio, in grado di galleggiare e di oscillare (anche verticalmente) per mantenere visibile il segnale in presenza di onde alte sino a tre metri; m. sonora, fornita di trasmettitore acustico (nautofono, ecc.). Con lo stesso termine, si indica correntemente anche un tipo di ausilio alla navigazione diurna lungo la costa, costituito generalmente da un pilastrino in muratura eretto sulla terraferma e impiegato come punto di riferimento, come segnale di allineamento, ecc. 2. Unità di misura di volume usata nel territorio di Brescia prima dell’adozione del sistema metrico decimale, equivalente a m3 7,739.