mattina
s. f. [lat. matutīna (sottint. hora); cfr. mattino]. – 1. La parte del giorno che va dall’alba a mezzogiorno; è sinon. di mattino, con cui si alterna in alcune frasi, mentre in altre l’uso ha consacrato una forma a preferenza dell’altra: una m. chiara, luminosa, piovosa; le lunghe m. dell’estate; alle otto, alle dieci della (o di) m.; alzarsi la m. presto, di buon’ora. Nell’uso, indica spesso solo una parte della mattina, cioè le prime ore: il fresco della m. (specificando: di prima m.); o, più spesso, le ore successive: ho passato tutta la m. a scrivere; spec. quando si contrappone al pomeriggio o alla sera: le lezioni, gli appuntamenti della m.; abito da m. (contrapp. a abito da sera), modo di dire corrente per indicare un vestito di linea semplice, pratico, senza eccessiva pretesa di eleganza. 2. In funzione di compl. di tempo, entra in numerose locuz., alcune delle quali hanno valore avverbiale. Con la prep. di: di m., di prima mattina. Senza prep. e con l’articolo: la m. presto, tardi, la m. per tempo, la m. di buon’ora; la m. prima o precedente, la m. dopo o seguente; l’altra m.; ci vedremo la m. del sabato (senz’altra determinazione, la m. può essere compl. di tempo continuato: di solito, la m. studio; è difficile trovarmi in casa la m.); tutte le m., e con tono risentito tutte le sante mattine; una bella m., o anche una brutta m., per iniziare il racconto di un caso improvviso (anche un bel mattino); fare mattina, stare svegli tutta la notte. Senza prep. e senza articolo: ieri m.; domani m. (v. domattina); sabato m.; lunedì m.; ogni mattina. In opposizione a sera: dalla m. alla sera (anche da m. a sera, o m. e sera), per tutta la giornata, continuamente; dalla sera alla m. (o da sera a m.), anche per indicare un breve spazio di tempo: muta opinione dalla sera alla mattina. ◆ Pegg. mattinàccia, mattina in cui il tempo è cattivo, o faticosa, pesante, o in cui avvengono o sono avvenuti fatti spiacevoli: è stata una mattinaccia.