maritare
v. tr. [lat. maritare, der. di maritus «marito»]. – 1. a. Dare marito a una donna: m. una figlia; l’hanno maritata con (a) un giovane avvocato; m. bene, male, con riferimento alle condizioni economiche o alle qualità del marito; meno com., sposare, nel senso di unire in matrimonio: è ancora vivo il parroco che ci ha maritati cinquant’anni fa. Nell’uso ant., anche, promettere in sposa: avvenne che il re di Tunisi la maritò al re di Granata (Boccaccio). b. Rifl. con valore intr., della donna, prendere marito, sposarsi: maritarsi per amore, per convenienza, per necessità; trovare da maritarsi; maritarsi presto, tardi, bene, male. Per estens., impropriam., anche dell’uomo, prendere moglie: si è maritato con una brava ragazza. c. Rifl. con valore reciproco, sposarsi: si mariteranno domani mattina; è una tentazione, le dicevo, quella di mettere la berta in sacco, maritarsi e farla finita con la vita dello zingaro (P. Levi). 2. fig. Unire, congiungere, soprattutto nella frase m. le viti agli olmi, per dare sostegno ai tralci; anche nel rifl.: Come olmo a cui la pampinosa pianta Cupida s’avviticchi e si marite (T. Tasso). ◆ Part. pass. maritato, anche come agg. (v. la voce).