marinare
v. tr. [der. di marino1]. – 1. a. Preparare pesci o carni destinati alla conservazione (soprattutto per i pesci) o alla cottura, tenendoli immersi più o meno a lungo in un bagno di aceto o vino o superalcolici, variamente aromatizzato (con odori, aglio, spezie). Per la conservazione i cibi possono essere messi a marinare crudi o cotti; la selvaggina o le carni destinate a lunga cottura vengono marinate per favorirne la frollatura e l’insaporimento. b. fig., scherz. Mettere a m. una persona o una cosa, custodirla gelosamente, tenerla chiusa; m. la scuola, m. le lezioni e sim., non andarci, quasi «tenerla, tenerle in serbo per altra occasione» (espressioni equivalenti, nel gergo studentesco delle varie regioni d’Italia, sono salare, fare forca, fare fughino, fare sega, ecc.): a Napoli si dice fare filone, a Milano bigiare, a Roma fare sega, a Firenze fare forca, a Bologna fare fughino e un po’ dappertutto m. la scuola. Alzi la mano chi non ha mai marinato la scuola (Luciano De Crescenzo). 2. Tenere carni in bagno di vino o di aceto aromatizzati (anche mettere, tenere in marinata), per togliere loro l’odore di selvatico (cinghiale, montone, selvaggina in genere) o di fango (anguilla, carpa) e per farle meglio frollare. ◆ Part. pass. marinato, anche come agg. (v. marinato1).