marchettificio
s. m. (iron.) La fabbrica delle marchette, delle esibizioni compiacenti e interessate, il luogo propizio per catturare i favori del miglior offerente. ◆ Prima erano le «note di servizio» del Minculpop, definite «veline» dagli addetti ai lavori e dirette alla carta stampata, a fare la pseudo storia d’Italia. Oggi a garantire il grottesco sono i lifting, le ciprie, i «salotti politici» della Tv, definiti «marchettificio» dagli addetti ai lavori. (Alberto Statera, Repubblica, 15 marzo 2004, Affari & Finanza, p. 11) • [Thierry] Henry sfoggia un braccialetto pensato dalla Nike come segno della lotta al razzismo, ma soprattutto una vistosa maglietta rossa con il faccione di Che Guevara. «È un uomo che ammiro per quello che ha fatto e di cui ho letto le opere». Al di là delle opinioni sul personaggio, il Che resta uno dei pochi miti a reggere la sfida, a livello di gadget, con il marchettificio pallonaro. (Roberto Perrone, Corriere della sera, 21 dicembre 2004, p. 45, Sport) • Era la Roma di bengodi, quando arriva il craxismo il mercimonio diventa cosa da rilievo pubblico. Così tanto da far dire all’allora direttore di Raidue, il socialista [Gianni] Locatelli, poi rimosso: «La Rai? Un puttanaio e un marchettificio. Questa azienda non si può capire se non si analizzano i rapporti di letto. Un tempo il politico influente apriva all’amante una lavanderia. Ora mi diverto a leggere i titoli di coda delle varie trasmissioni televisive perché ci vedo la geografia delle alcove e del sottopotere». (Michela Tamburrino, Stampa, 28 giugno 2008, p. 4, Interno).
Derivato dal s. f. marchetta con l’aggiunta del suffisso -ificio.
Già attestato nella Repubblica del 3 gennaio 1986, p. 36, Sport.