manufatto
(ant. manofatto, manifatto) agg. e s. m. [dal lat. manu factus «fatto a mano»]. – 1. agg. Che è opera della mano dell’uomo, che ha subìto cioè una lavorazione o elaborazione da parte dell’uomo, sia a mano sia anche con l’aiuto di macchine, e di solito con l’impiego o per trasformazione di materie prime: prodotti m.; strutture, costruzioni m.; non vedono mai roba m. perché da loro in montagna non c’è (Alvaro). Nella sua contrapp., esplicita o implicita, a naturale, si trova usato, nella lingua ant., con accezione più ampia che in quella attuale: dichiarandosi i confini che dividevano le giurisdizioni essere i naturali da me dimostrati, non già i m. (Giannone); avete fatto quello che farebbero gl’iddii stessi, se abitassero una città m. (Cuoco); quindi anche (raro) procurato artificialmente: pescavan ne’ libri, e pur troppo ne trovavano in quantità, esempi di peste, come dicevano, manufatta (Manzoni). 2. s. m. a. Denominazione generica di prodotti derivati dalla lavorazione, industriale o artigianale, di materie prime, sia finiti e pronti per l’uso, sia semilavorati, in attesa di una successiva fase di lavorazione: ditta che importa cotone grezzo e manufatti di cotone; m. tessili, meccanici; i m. dell’industria italiana; un’esposizione di manufatti dell’artigianato regionale. b. Nelle costruzioni civili, opera di limitata entità, che può essere eseguita senza attrezzature specializzate e che per lo più non richiede uno specifico studio di progettazione: sono tali, per es., nelle costruzioni stradali e ferroviarie i ponticelli, i cavalcavia, gli attraversamenti per lo scolo delle acque; nelle costruzioni rurali le concimaie, i porticati e le tettoie per il ricovero di animali e attrezzi, i pozzi d’acqua, ecc. c. In archeologia e paletnologia, oggetto fatto dall’uomo, o da lui foggiato anche accidentalmente, con l’uso continuato.