mansueto
mansüèto agg. [dal lat. mansuetus, propr. part. pass. di mansuescĕre «mansuescere»]. – 1. Docile, mite e trattabile, che non ha natura aggressiva o violenta; è detto generalm. di animali domestici: l’agnello, la pecora, il bue sono fra gli animali più m.; e anche di animali non domestici per indicare un loro stato non abituale: Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere (Dante). Per estens., riferito a gruppi etnici: popolazioni m., tranquille, pacifiche; o a singole persone, di carattere docile e paziente: un bambino, un ragazzo m.; un uomo m., che non farebbe male a una mosca; anche sostantivato: beati i m. perché possederanno la terra, traduz. del lat. «Beati mites quoniam ipsi possidebunt terram» (Matteo 5, 4), una delle beatitudini evangeliche. 2. Che è portato alla mansuetudine: avere una natura m., un carattere m. (più com. mite); o che rivela mansuetudine, docilità: nell’iconografia tradizionale di s. Girolamo, appare di solito anche il leone, in atteggiamento m.; e di persona: aspetto, sguardo m.; era il suo andare grave e m. (Boccaccio). ◆ Avv. mansuetaménte, con mansuetudine: la tigre obbedì mansuetamente al cenno del domatore; le pecore seguivano mansuetamente il pastore.