maledizione
maledizióne (ant. maladizióne) s. f. [dal lat. maledictio -onis, der. di maledicĕre «dir male»; propr. «maldicenza»]. – 1. a. L’atto e le parole con cui si maledice, con cui cioè s’invoca su individui, gruppi, città, ecc. la condanna e la punizione della divinità (o degli antenati): gli gridò la sua m.; cadde su di lui la m. della madre; chi esercita il mestiere di traduttore o d’interprete dovrebbe essere onorato, in quanto si adopera per limitare i danni della m. di Babele (P. Levi); la m. di Sodoma e Gomorra, la condanna di Dio, seguita dalla distruzione delle due città, per la corruzione dei suoi abitanti, secondo il racconto biblico (Genesi, 18-19). b. Lo stato stesso di disgrazia e di esecrazione in cui si trova chi è stato maledetto: la m. di Dio è su quella casa. In partic., scomunica ecclesiastica: Per lor maladizion sì non si perde, Che non possa tornar, l’etterno amore (Dante). c. Più genericam., imprecazione violenta, con cui si augurano mali e sciagure: coprire di maledizioni; proferire, lanciare, scagliare maledizioni; avere la m. addosso. 2. a. L’effetto della maledizione, soprattutto di quella divina: tutto va a rovescio: è una vera m.!; quindi, in genere, sciagura, condizione disgraziata, sfortuna: essere perseguitato dalla maledizione. b. fig. In funzione di predicato, detto di tutto ciò che costituisce o provoca un grosso danno fisico o morale: i cattivi compagni sono una m. per lui; la grandine è stata una m. per la vigna; con sign. iperb., persona o cosa che arreca disturbo e fastidio: questi ragazzi sono una m.: rompono tutto quello che toccano. 3. Come esclamazione, esprime dispetto, contrarietà, rabbia per cosa che improvvisamente sopraggiunge a sconvolgere un proposito o un piano preordinato: maledizione, siamo stati scoperti!; il treno è già partito, maledizione!