magnitudine
magnitùdine s. f. [dal lat. magnitudo -dĭnis, der. di magnus «grande»]. – 1. ant. Grandezza: la m. di Dio. Anche, altezza di statura: uomini di gran magnitudine. Come titolo: la nobilissima m. di Vostra Altezza (Guittone). 2. In astronomia, numero che esprime la luminosità di un oggetto celeste, secondo una scala logaritmica crescente per valori decrescenti di luminosità; il termine è oggi preferito a quello, più ambiguo, di grandezza stellare, in uso nel passato. In partic., m. apparente, la luminosità di un corpo celeste come appare a un osservatore terrestre (si indica in simbolo con la lettera m minuscola); m. assoluta, definita come la magnitudine apparente che assumerebbe il corpo celeste se fosse alla distanza convenzionale di dieci parsec (si indica generalmente con M). Poiché dipende dallo spettro di frequenze al quale i rivelatori impiegati per determinarla sono sensibili, la magnitudine (sia apparente sia assoluta) è poi detta: m. visuale, quando è stimata dall’occhio umano; m. bolometrica, se è ricavata dalla misura, effettuata con un bolometro, della radiazione complessiva emessa dall’astro su tutto lo spettro; m. fotoelettrica, se è misurata per mezzo di dispositivi quali fotomoltiplicatori, fotocellule, ecc.; m. fotografica, se è ricondotta alla densità di un’immagine fotografica ottenuta su una lastra sensibile al blu; m. fotovisuale, se la luce, prima di impressionare la lastra, viene filtrata in modo da dare un responso spettrale simile a quello dell’occhio umano.