lutto
s. m. [lat. lūctus -us, der. del tema di lugere «piangere, essere in lutto»]. – 1. a. Sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di persona cara, soprattutto di un parente, o in genere di persone la cui perdita è vivamente rimpianta: l. di famiglia, l. cittadino, l. nazionale; la grave sciagura ha gettato nel l. intere famiglie; la sua morte è stata un l. per la città, per la nazione, per la scienza, per il mondo musicale; negozio chiuso per grave l. di famiglia; esporre le bandiere abbrunate in segno di l.; partecipare, prendere parte al l. di un amico. Talora, la perdita stessa (con riferimento indiretto al dolore di cui essa è cagione): L’ira funesta, che infiniti addusse Lutti agli Achei (V. Monti); chi la scure Asterrà pio dalle devote frondi Men si dorrà di consanguinei l. (Foscolo); quanti l. ha provocato quella lunga guerra! b. Complesso di usanze che, in base a tradizioni diverse a seconda dei luoghi, vengono osservate dai congiunti di un morto, per un periodo più o meno definito dopo il decesso, e in genere ogni segno esterno con cui il dolore è manifestato, spec. nel modo di vestire: abiti da lutto, abiti neri; abiti di, o da, mezzo l., quelli di colore bianco, grigio, talora viola, che si indossano dopo un periodo di l. stretto (durante il quale ci si veste completamente di nero), oppure per la morte di congiunti meno prossimi; essere in lutto; osservare il l. più severo; carta listata a lutto (con una striscia nera lungo l’orlo); chiesa parata a lutto, ecc. In senso più concr., l’abito nero, la fascia nera al braccio, la striscia o il bottone ricoperto di panno nero al risvolto della giacca, ecc., che, soprattutto nel passato, si portavano in segno di lutto, nelle frasi mettere il l. o mettersi in l.; portare il l.; togliersi, smettere, deporre il lutto. c. Con riferimento alla durata delle consuetudini e dei segni esteriori: periodo di lutto; lutto d’un anno, di sei mesi; siamo ancora in lutto; finire il l., ecc. In diritto civile, l. vedovile, espressione con la quale, prima della riforma del diritto di famiglia del 1975, era definito il periodo di trecento giorni dalla morte del marito duranti il quale la donna non poteva contrarre matrimonio. Con sign. più vario, giorni di lutto, quelli destinati al raccoglimento nel dolore, o ai segni esterni di esso; o, anche, quelli che hanno recato con sé sventure, calamità pubbliche o private. 2. letter. Dolore, condizione dolorosa: con piangere e con lutto, Spirito maladetto, ti rimani (Dante); calende et idi Vi stette, fin che volse in riso il l. (Ariosto, con reminiscenza del verso dantesco Che ’ lieti onor tornaro in tristi l.). Manifestazione di dolore: E fra tanti sospiri e tanti lutti Tacita, e sola lieta, si sedea [Laura] Del suo ben viver già cogliendo i frutti (Petrarca). Anche, male, sciagura in genere, in quanto causa di dolore: Ben dee da lui [Lucifero] procedere ogne lutto (Dante). 3. Con sign. particolare, in psicanalisi, elaborazione del l., processo messo in moto dalla perdita di un oggetto amato e che conduce, attraverso l’accettazione e la rassegnazione, all’abbandono dell’oggetto stesso.