lupa
s. f. [lat. lŭpa]. – 1. a. La femmina del lupo. L. capitolina, la lupa che, secondo la tradizione, avrebbe allattato Romolo e Remo, assunta a emblema e simbolo della città di Roma, di solito raffigurata nell’atto di allattare i due gemelli. La lupa è anche simbolo della città di Siena, e nome di una delle sue contrade. Durante il regime fascista, figli della l., i bambini della prima e seconda classe elementare, inquadrati nell’Opera Nazionale Balilla. b. Nell’Inferno dantesco (I, 49 segg. Ed una l., che di tutte brame Sembiava carca ne la sua magrezza ...) è simbolo, secondo l’interpretazione più accettata, della cupidigia e dell’avarizia; quindi, fig., questi vizî stessi: Maladetta sie tu, antica lupa, Che più che tutte l’altre bestie hai preda Per la tua fame sanza fine cupa! (Dante). Da un’altra interpretazione dell’allegoria dantesca, per cui la lupa sarebbe simbolo della curia romana, deriva l’uso polemico che talvolta s’è fatto della parola con allusione alla Roma papale: dal Tebro fiutando la preda La l. vaticana s’abbatte su l’Eridano (Carducci). 2. a. Con allusione alla voracità della lupa, mal della l., locuz. usata per indicare una fame morbosa (la bulimia della terminologia medica), e nel linguaggio fam. una fame insaziabile, voracità, grande appetito; anche lupa semplicem.: ho una l. che non ci vedo. b. Per analogo traslato, è detta lupa la carie del tronco dell’olivo e la malattia dell’esca nella vite. 3. fig., letter. Prostituta (sign. che la parola ebbe già in latino; cfr. lupanare); anche, donna di incontenibile avidità sessuale, ninfomane: al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai di nulla (Verga). 4. Nome comune (anche erba lupa) di alcune specie di orobanche e particolarm. dell’orobanche della fava.