liscio1
lìscio1 agg. [prob. dal germ. līsi, cfr. ted. leise «lieve, piano»] (pl. f. -sce). – 1. a. Che ha la superficie piana, uguale, uniforme, priva di asperità, di solchi, increspature e sim.; si contrappone in genere a ruvido, scabroso, in qualche caso a ispido, arruffato e sim., ed esprime, più che la sensazione visiva (accompagnata spesso a quella della lucidezza), la sensazione tattile di un corpo su cui la mano possa scorrere agevolmente senza incontrare ostacoli: una lastra di marmo liscia; un pavimento l.; mobile l., senza fregi o ornamenti; fucile, cannone a canna l., senza rigatura interna; nastro, panno, velluto l., senza coste rilevate; frutto a buccia l.; pelo l. come la seta, come il velluto; pelle l., senza rughe; un picco a pareti l., senza sporgenze o rientranze, che non offre perciò facili appigli all’ascensione; il mare era l. come l’olio. Capelli l., tenuti aderenti al capo o, più comunem. (e con sign. particolare), che per natura non sono crespi o ricciuti. b. In anatomia, detto della fibra o fibrocellula muscolare che non presenta striature (contrapp. perciò alla fibra muscolare striata), e che rappresenta l’unità fondamentale del sistema muscolare liscio, cioè dell’insieme dei muscoli a contrazione involontaria. c. In meccanica, vincolo l., vincolo privo di attrito. 2. Per estens., scorrere liscio, con regolarità continua, con fluidezza e senza intoppi, detto soprattutto di liquidi. Da qui, in senso fig. (e per lo più in posizione predicativa), facile, piano, che non presenta difficoltà o non trova ostacoli e complicazioni, o anche, in qualche caso, chiaro, semplice, schietto e sim.: tutto è andato l.; dapprima, tutto pareva l., gli inciampi sono venuti dopo; affare l.; la faccenda non mi pare troppo l., quando si sospettano inganni, sotterfugi, malizia o si teme qualche danno; la cosa non è tanto l., tanto facile e semplice; questa volta t’è andata liscia, sei riuscito o te la sei cavata con facilità. Passarla liscia, evitare la punizione meritata, o superare senza danno un pericolo, un incidente, ecc.; con sign. attivo, passarla liscia a qualcuno, non punirlo. Meno com. le espressioni: a dirla liscia, a parlare con schiettezza (e così discorso l., franco, senza reticenze); messa l., messa piana, bassa, non cantata; e le locuz. avv. alla l. o alle l., per la più l., alla svelta, nel modo più semplice e sbrigativo; (andare) per le l., per le spicce. 3. Altri usi fig., che si svolgono più o meno direttamente da quelli che precedono: a. Schietto, cioè senza aggiunta di acqua o selz, nelle espressioni un aperitivo, un vermut, un amaro l.; analogam., caffè l., non corretto. b. Acqua l., minerale naturale senza aggiunta di anidride carbonica o altri additivi effervescenti, spec. in contrapp. all’acqua gassata o frizzante. c. Ballo l., ballo lento, non sincopato, eseguito strisciando i piedi sul pavimento. Anche sostantivato: ballare un liscio; e assol. il liscio, il ballo tradizionale, a coppie, in contrapp. ai balli più moderni, variamente figurati e movimentati. d. Nel tressette e nella briscola, andare liscio, giocare una carta bassa, di scarso valore, che non fa quindi presa; con ulteriore traslato (poco com.), sottrarsi a qualche impegno, tirare diritto facendo finta di nulla, e sim. 4. In matematica, curva l., curva dotata in ogni punto di tangente, la quale varia con continuità al variare del punto sulla curva; intuitivamente, è una linea ininterrotta priva di punti angolosi. ◆ È scarsamente in uso il superl. liscìssimo; in suo luogo, è comune la forma raddoppiata dell’agg., liscio liscio, in senso proprio e figurato.