librare
v. tr. [dal lat. librare, propr. «mantenere in equilibrio», der. di libra «bilancia»]. – 1. ant. Pesare con la bilancia; anche fig.: Dove è chi morte e vita inseme, spesse Volte, in frale bilancia appende e libra (Petrarca). Con altro uso fig., giudicare, valutare, pesando il pro e il contro: ch’ei dovesse librar con giusta lance e ponderare le cose contenute nel trattato (Galilei). 2. Equilibrare (letter.); più com. il rifl. librarsi, equilibrarsi, tenersi in equilibrio: la danzatrice si librò sulle punte dei piedi; quindi, compiere movimenti ondeggianti per mantenere l’equilibrio: l’aquilone si librava a grande altezza; o essere sospeso in aria, volando: librarsi a (o in) volo, in aria; il messaggier celeste ... si librò sull’adeguate penne (T. Tasso). ◆ Part. pass. librato, anche come agg.: un muoversi librato di gorgiere inamidate e crespe (Manzoni); uccelli librati in aria, quando volano ad ali ferme; con l’ali librate (Tommaseo), aperte per il volo. In aeronautica, volo librato, volo nel quale il velivolo scende con traiettoria inclinata solamente per effetto della gravità; è il volo caratteristico degli alianti, e per estensione di tutti i velivoli con il gruppo propulsore regolato in modo da non fornire spinta né offrire resistenza al moto. Nell’uso poet., equilibrato: il ciel l’uomo concesse Alle gioie e agli affanni, onde gli sia Librato e vario di sua vita il volo (Foscolo).