liberal-liberista
s. m. e f. e agg. Chi o che si riconosce nella cultura politica liberale e in una concezione economica di orientamento liberista. ◆ Nel merito, il Presidente [Carlo Azeglio Ciampi] ha privilegiato un profilo più liberal-democratico che liberal-liberista – un profilo «europeo», per dirla con un solo aggettivo. (Rina Gagliardi, Liberazione, 2 gennaio 2005, p. 1, Prima pagina) • In tipografia invece sono andate tre analisi rigorose, un vero e proprio piccolo studio. Perché Roma, spiega adesso [Massimo] D’Alema, e soprattutto la sua gestione, è «un modello di governo per il centrosinistra, modernizzare senza disumanizzare». Perché poi, aggiunge, «quelli che ci dicono tagliate, tagliate, e ditelo subito che tagliate», e la perifrasi riguarda i moderati e i liberal-liberisti, «sono semplicemente quelli che poi le elezioni le vogliono vincere loro, è chiaro». (A[ntonella] R[ampino], Stampa, 3 marzo 2006, p. 2) • Non c’è solo il fatto (non proprio marginale) che se consideriamo di sinistra il liberalismo economico, ne consegue, per il principio di non contraddizione, che i (pochissimi) liberal-liberisti italiani, fra i quali includo anche me stesso, dovrebbero essere considerati tutti di sinistra (il che forse provocherebbe in alcuni di loro una crisi di identità). È soprattutto che il liberalismo economico, benché tradizionalmente considerato di destra, non «quaglia» né con la destra né con la sinistra. Non con la destra perché la destra è prevalentemente corporativa. E non con la sinistra perché la sinistra è prevalentemente classista e redistributiva. (Angelo Panebianco, Corriere della sera, 8 settembre 2007, p. 1, Prima pagina).
Composto dagli agg. liberale e liberista.
Già attestato nella Repubblica del 16 novembre 1990, p. 1, Prima pagina (Alberto Cavallari).