libello
libèllo s. m. [dal lat. libellus, dim. di liber «libro»]. – 1. ant. Libretto, volume di piccola mole: nel proemio che precede questo l. (Dante, con riferimento alla Vita nuova). 2. Nel linguaggio giur. antico e nel diritto canonico, domanda giudiziaria fatta per iscritto, querela: di così piccola cosa, come questa è, non si dà l. in questa terra [= città] (Boccaccio); anche, soprattutto nel diritto romano, intimazione e sim.; l. di ripudio, nell’età imperiale romana, la partecipazione scritta della decisione (unilaterale) di divorzio che il marito faceva consegnare alla moglie. 3. Scritto infamante o diffamatorio, per lo più anonimo: comporre, pubblicare, divulgare un libello. In questo sign., la parola è ellissi della locuz. l. famoso (cioè infamatorio), con cui un tempo s’indicava nei processi criminali, a somiglianza del diritto romano, qualsiasi atto scritto o stampato, pubblicato anonimo o sotto falso nome, nel quale si attribuivano a taluno azioni turpi o disonoranti, in modo da infamarlo; per interpretazione delle leggi romane, si comminava all’autore confesso la pena di morte, talora aggravata dalla confisca dei beni. ◆ Pegg. libellàccio.