lenzuolo
lenzuòlo (pop. lenzòlo) s. m. [lat. linteŏlum, dim. di linteum, neutro sostantivato dell’agg. linteus «di lino»] (pl. -i; in senso collettivo le lenzuola, il paio che si stende sul letto). – Principale capo della biancheria da letto, ordinariamente in numero di due, uno sotto la persona, a contatto col materasso, e l’altro sopra: l. a uno, a due, a tre teli (quando erano composti da più pezze giuntate); l. da una piazza, da due piazze, da una piazza e mezza; il l. di sopra, il l. di sotto; un paio, due paia di lenzuola; l. di tela, di lino, di cotone, di canapa; l. fino, ruvido, grossolano; cambiare, stendere, rincalzare, rimboccare le l.; rimboccatura del l., la parte del lenzuolo superiore che si rivolta sopra le coperte quando il letto è rifatto; cacciarsi, ficcarsi sotto le l. (cioè, propr., fra le lenzuola); l. funebre o mortuario, quello in cui si usava avvolgere la salma prima di collocarla nella bara. Locuzioni e proverbî: covare, e più com. consumare le l., stare molto a letto, poltrire nel letto; è meglio consumare le scarpe che le l.; non com., il caldo dei l. non fa bollir la pentola (chi sta molto a letto non mangia); scherz., fazzoletto, foglio, giornale, manifesto grande come un l., assai grande; con uso fig.: un candido l. (di neve) copriva la campagna. ◆ Dim. lenzuolétto, lenzuolino; spreg. lenzuolùccio; accr. lenzuolóne; pegg. lenzuolàccio (accanto a queste forme coesistono, ma sono meno com., anche quelle senza dittongo: lenzolétto, ecc.).