lentare
v. tr. e intr. [der. di lento] (io lènto, ecc.), non com. – 1. tr., pop. o poet. Allentare: l. la molla, la presa; l. il freno al cavallo (e fig. al pianto, ai sensi, alla passione); Strinse e lentò d’un corridore il morso (T. Tasso); appoggiò il suo braccio sul mio, lentando la cordella al cagnoletto perché ci seguisse (Foscolo); per estens., lasciar andare allentando la presa: fu afferrato da una tanaglia che non più lo lentò (D’Annunzio). 2. intr. (aus. avere), letter. Distendersi, indebolirsi: per lentar i sensi [= per quanto i sensi si indeboliscano] Gli umani affetti non son meno intensi (Petrarca); rallentare, scemar di vigore nel fare qualche cosa: non lentò d’incitar con le voci e col gesto i remigatori (D’Annunzio); anche con la particella pron.: non lentossi dalla pugna (V. Monti).