leggere
lèggere v. tr. [lat. lĕgĕre, propr. «raccogliere», affine al gr. λέγω «raccogliere; dire»] (io lèggo, tu lèggi, ecc.; pass. rem. lèssi, leggésti, ecc.; part. pass. lètto). – 1. a. Scorrere con gli occhi sopra un testo scritto o stampato, per riconoscere i segni grafici corrispondenti a determinati suoni, e formare così, mentalmente o pronunciandole, le parole e le frasi che compongono il testo stesso: imparare, insegnare a l.; non sa ancora l. e scrivere; l. un manoscritto antico; l. in silenzio, a bassa voce, a voce alta; l. forte, piano, adagio, in fretta (s’intende sempre ad alta voce in frasi come leggimi qualcosa, non leggere così in fretta, tu leggi molto male, ecc.); l. speditamente, stentatamente, con sentimento; scrittura difficile a leggersi; s’è fatto buio e non riesco più a l.; dare per letto, omettere in un’adunanza o in altra occasione la lettura di qualche carta, documento, ecc., di cui già i presenti conoscono più o meno il contenuto; io non ci leggo nulla (a proposito di uno scritto che non si riesca a decifrare); che ci leggi tu qui? (mostrando uno scritto di lettura incerta; ma può anche significare: come la intendi tu questa frase?); l. tra le righe, riuscire a intendere, in uno scritto, anche ciò che è intenzionalmente taciuto; prov., chi non sa l. la sua scrittura è un asino di (o per) natura. Per estens., i ciechi leggono con le dita, scorrendo cioè con le dita sopra i caratteri rilevati. b. In genere, oltre all’atto materiale del distinguere i segni, il verbo esprime anche l’atto intellettuale dell’intendere il significato delle parole; quindi, prendere conoscenza del contenuto di uno scritto: l. un libro, una lettera, una poesia; l. il giornale; è un romanzo piacevole a leggersi. In partic., l. una lingua, conoscerla tanto da poter capire ciò che in quella lingua è scritto: legge correntemente il tedesco. Talora è nominato, per metonimia, l’autore invece dell’opera: l. Dante, Manzoni; l. Omero nell’originale; è uno scrittore molto letto; fam., si fa l., di autore o libro abbastanza piacevole o attraente (e facendo qualche riserva, si lascia leggere). Nella corrispondenza: ho avuto finalmente il piacere di leggerti, di ricevere cioè una tua lettera; spec. nella corrispondenza commerciale: ho il piacere di leggervi, ho avuto la vostra lettera; al piacere di leggervi, in attesa di avere una vostra risposta (modo ricalcato sul francese au plaisir de vous lire). c. Usato assol., far letture, dedicarsi alla lettura (di libri ameni o di opere istruttive): l. per svago, per istruzione, per ammazzare il tempo; mi piace l.; la sera leggo sempre prima di addormentarmi; è una persona che ha letto molto. d. Seguìto da proposizione oggettiva o da complemento di argomento, per indicare il contenuto di uno scritto: ho letto nel giornale che il concerto è stato rinviato; hai letto del nuovo sistema di tassazione?; Quando leggemmo il disïato riso Esser basciato da cotanto amante (Dante). Anche col si indefinito, si legge, che spesso equivale a «si trova scritto, è stampato, si tramanda» e sim.: di lui si legge che aveva una prodigiosa memoria; Ell’è Semiramìs, di cui si legge Che succedette a Nino e fu sua sposa (Dante). 2. estens. e fig. a. Intendere, interpretare in un determinato modo uno scritto, un passo d’autore: alcuni commentatori leggono erroneamente questo verso. Riferito a codici, a edizioni di opere, portare una determinata lezione: il codice laurenziano legge questo passo diversamente dal codice vaticano (in questi casi, viene riferita al codice quella che è stata l’opera dell’amanuense e il suo particolare modo di «leggere» un passo del manoscritto). b. ant. o letter. Insegnare da una cattedra (in quanto nelle scuole e università medievali l’insegnamento era prevalentemente costituito dalla lettura e commento degli autori): Maestro Taddeo leggendo a’ suoi scolari in medicina, trovò che ... (Novellino); a Genova ancora sono invitato a legger l’etica e la poetica d’Aristotele (T. Tasso). c. L. nel libro del futuro (o semplicem. l. nel futuro), l. nel libro del destino, indovinare l’avvenire; l. le carte, presumere d’indovinare il futuro, e anche il passato e il presente, d’una persona per mezzo delle carte; l. la mano, interpretare le linee della mano con l’arte della chiromanzia; fam., non com., l. la vita a qualcuno, sindacare la sua vita privata raccontando di lui soprattutto i vizî e le miserie, quindi, in genere, sparlarne. d. Scoprire, indovinare il pensiero, le intenzioni, i sentimenti altrui dallo sguardo, dall’aspetto, da segni esteriori: ti leggo negli occhi la bugia; gli si leggeva nel viso la gioia, la paura, l’invidia; in genere, leggersi in viso, negli occhi, in fronte, e sim., apparire esternamente: negli atti d’alegrezza spenti Di fuor si legge com’io dentro avampi (Petrarca); Se a ciascun l’interno affanno Si leggesse in fronte scritto (Metastasio). Similmente, l. nel cuore, nell’anima, nella coscienza di qualcuno, scoprire i suoi sentimenti riposti; l. il pensiero (v. lettura, n. 2 c). e. Interpretare altri segni o scritture convenzionali (diversi cioè dalla scrittura in senso stretto): l. i numeri romani, i numeri arabi; l. una formula chimica. In partic., l. la musica, distinguere, nella musica scritta, i suoni rappresentati dalle note, oppure eseguire tenendo dinanzi la carta: non ha ancora imparato a l. la musica; anche assol.: debbo l., non so eseguire a memoria; l. a prima vista, eseguire un brano musicale con speditezza, leggendolo per la prima volta, senza cioè averlo prima studiato. f. Con ulteriore estensione di sign.: l. una carta geografica, topografica, riconoscere la configurazione di una regione attraverso l’interpretazione dei segni convenzionali tracciati sulla carta stessa; l. un disegno tecnico, ricavare da questo tutti gli elementi e i dati del progetto necessarî alla realizzazione del componente o del sistema rappresentato; l. un quadro, interpretarlo (e così anche d’altre opere d’arte); analogam., l. un diagramma; l. una radiografia; nella tecnica metrologica, l. uno strumento di misura (un amperometro, un contatore, ecc.), rilevare le indicazioni dello strumento, che possono esser date da un indice mobile su una scala graduata, da un numero negli strumenti digitali, e così via. Nella tecnica della registrazione sonora, l. i suoni, riprodurre, direttamente o col tramite di un trasduttore elettroacustico, i suoni registrati su un disco, su una pellicola, su un nastro magnetico, ecc.; così, si dice che il fonorivelatore «legge» un disco, che la cellula fotoelettrica «legge» la colonna sonora di un film, ecc. Analogam., riferito a dispositivi di calcolatori elettronici (spesso in contrapposizione diretta con registrare), prelevare dati da una unità di memoria o da un supporto di memorizzazione esterna (schede o bande perforate, nastro o disco magnetico, ecc.), per trasferirli su altro supporto, comunicarli alla memoria centrale, o, in genere, per predisporli a successive elaborazioni (v. anche lettore, nel sign. 4).