legamento
legaménto (ant. ligaménto) s. m. [dal lat. ligamentum, der. di ligare «legare»]. – 1. L’atto di legare, di unire; unione, connessione; concr., ciò che serve a legare, a tenere unito. Con accezioni specifiche: a. In anatomia, formazione fibrosa che ha la funzione di tenere saldamente uniti due segmenti ossei, o di mantenere in sito un organo. In partic., l. anulare, fascio fibroso che circonda a guisa di anello il collo e la testa del radio e lo tiene a contatto dell’incisura radiale dell’ulna; l. rotondo, lo stesso che l. interarticolare dell’anca (v. interarticolare); l. gastro-epatico, mezzo di unione tra lo stomaco e il fegato che prende origine dall’incontro di due foglietti peritoneali i quali, dopo aver ricoperto le rispettive pareti anteriore e posteriore dello stomaco, si congiungono all’ilo epatico; l. gialli, fasci molto robusti che dal margine inferiore di una lamina vertebrale vanno a inserirsi sul margine superiore della lamina sottostante; l. largo dell’utero, lamina a forma di ala che si diparte da ciascun margine laterale dell’utero e raggiunge, fissandovisi, la parete laterale del bacino; l. rotondi dell’utero, organi di fissazione estesi, su entrambi i lati, dalla parte antero-laterale dell’utero alla regione inguinale e a quella pubica (così detti perché un loro tratto ha sezione circolare). In zoologia, nei molluschi bivalvi, l. elastico, il legamento dorsale, secreto dal mantello, che connette le due valve tra loro, e che viene compresso quando le due valve sono chiuse. b. Nel linguaggio marin., ogni elemento di legno o di ferro che serve a collegare e rinforzare le singole parti della struttura di uno scafo. c. In musica, sinon. meno com. di legatura. 2. Nella scherma, contatto delle due lame caratterizzato da una pressione graduale e costante di un ferro sull’altro, durante una gara schermistica; si effettua generalm. opponendo il grado forte o il medio della propria lama al debole di quella dell’avversario. 3. In linguistica, mutamento fonetico (detto anche, con termine sanscrito, sandhi) determinato da un fonema vicino. In partic., e soprattutto nelle lingue moderne, modificazione che un fonema finale può subire per influsso del fonema iniziale della parola seguente, o viceversa (per es., in francese, la liaison; in italiano, la labializzazione della nasale dentale di in davanti a parola che cominci per consonante labiale: in pace ‹im pàče›; o il rafforzamento della consonante scempia iniziale, nel cosiddetto raddoppiamento sintattico o fonosintattico (v. raddoppiamento).