leccare
v. tr. [forse lat. *ligicare, affine a lingĕre «leccare»] (io lécco, tu lécchi, ecc.). – 1. Far scorrere la lingua sopra qualche cosa, o per inumidirla o per assorbire ciò che vi è sopra o per altro motivo: l. un francobollo, il margine gommato di una busta; si dice per lo più di animali: il cane leccava la scodella; il gatto si leccava il pelo; di fuor trasse La lingua, come bue che ’l naso lecchi (Dante); prov., al can che lecca cenere, non gli fidar farina. Dell’uomo, oltre che in espressioni volgari, è com. nelle frasi leccarsi le dita, i baffi, le labbra, usate in senso proprio o per esprimere il piacere procurato da un cibo gustoso e saporito: gli preparò un manicaretto da leccarsi le dita (per estens., anche d’altre cose, non commestibili, che tornino di pieno gradimento). Per estens., non com., racimolare qualcosa da mangiare: non guadagnando, ricorrea alcuna volta alle nozze, dove pure alcuna cosa leccava (Sacchetti). 2. estens., non com. Lambire, toccare leggermente: le fiamme leccavano il soffitto. 3. fig. a. spreg. Adulare in modo basso e servile: gli piace essere leccato; ha fatto carriera a furia di l. i superiori; con lo stesso sign., e più spreg., l. i piedi, le scarpe, gli stivali, e volg. l. il culo a qualcuno. b. Riferito, come compl. oggetto, a scritti, opere d’arte e sim., curare con eccessiva diligenza (cfr. lisciare): non ha ancora smesso di l. quel suo quadro. Nel rifl., lisciarsi, rivolgere gran cura alla persona per farsi bello: è più di un’ora che si sta leccando davanti allo specchio. ◆ Part. pass. leccato, anche come agg. (v. la voce).