lasciare
v. tr. [lat. laxare «allargare, allentare, sciogliere», der. di laxus «largo, allentato»] (io làscio, ecc.). – 1. Smettere di tenere, o di stringere, di reggere, di premere: da subita paura presi, senza altro dire lasciarono la fune, e cominciarono quanto più poterono a fuggire (Boccaccio); il cane lasciò la presa; reggi forte la lampada e bada di non lasciarla (più com., con questo senso, lasciar cadere); l. il volante, il freno, la frizione, l’acceleratore; l. la briglia sul collo, allentarla (anche fig., v. briglia); lasciami il polso, mi fai male; quindi anche posare un oggetto che si tiene, o smettere di toccarlo: lascia quel vaso! Con complemento di persona, l. qualcuno, cessare di tenerlo o di trattenerlo (più chiaramente, l. andare, l. libero, l. in libertà). Usato assol., nel linguaggio marin., dell’àncora che si stacca dal fondo: l’ancora ha lasciato, non fa più presa. 2. estens. a. Far restare una persona o una cosa in un luogo, non prenderla con sé, deliberatamente o per dimenticanza: questa sera i bambini li lasciamo a casa; posso l. qui questo pacco?; Giorgio ha lasciato questa lettera per te; ho lasciato lo zaino dai nonni; non aveva appetito e ha lasciato tutto nel piatto; comincia a piovere, e ho lasciato l’ombrello a casa; iron., si può sapere dove hai lasciato la testa?; decidetevi: o prendere o l.!; i ladri non hanno lasciato nulla, hanno portato via ogni cosa; il nemico lasciò parecchi morti sul campo; ha lasciato qualcuno in sua vece, o al suo posto, se n’è andato facendo restare chi lo sostituisce; lasciarsi dietro (o addietro) qualcuno, sopravanzarlo camminando o correndo, e fig., sorpassare in merito: si è lasciato dietro tutti i concorrenti più temibili; In ogni opra d’onor cotanto ascese Che da tergo lasciosi anco i più degni (Chiabrera). Altri usi fig.: lasciarci la vita (in un’impresa o sim.), e fam. lasciarci la pelle, le ossa, le penne, la buccia, rimetterci la vita, morire (per la locuz. lasciarci le penne, che ha anche altro senso, v. penna); analogam., parlando di amputazioni e sim.: ci lasciò un braccio, una gamba; prov., tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino (v. gatta2). b. Separarsi da una persona: l’ho lasciato sull’uscio di casa; mi lasciò per salutare uno dei suoi ospiti; mi dispiace, ma debbo lasciarti; ci vuole l., di chi ha deciso di andar via, di andarsene (anche rifl. recipr.: è tardi e dobbiamo lasciarci; quando ci siamo lasciati era di ottimo umore). In qualche caso indica separazione definitiva: lasciò il vecchio padrone per cercare lavoro all’estero; in partic., abbandonare la persona amata (parlando di coniugi, di fidanzati e sim.): ha lasciato il marito, la moglie, il ragazzo, la ragazza; dopo quasi un anno di fidanzamento si sono lasciati; non vorrai mica lasciarmi per (o per metterti con) quel buono a nulla?; Lasciolla quivi, gravida, soletta (Dante); e di chi muore: sono già tre mesi che il povero nonno ci ha lasciati; lascia la moglie e tre figli; riferito anche a cose, concrete o astratte: ha lasciato un gran patrimonio; lascia molti debiti; l. buon nome, buon ricordo di sé; ha lasciato molto rimpianto. Per analogia, con soggetto di cosa: il rimorso non lo lascia mai; le forze lo lasciavano a poco a poco. c. L. un luogo, allontanarsene per un tempo più o meno lungo, o anche definitivamente: ha lasciato il proprio paese per stabilirsi a Torino; l. la città per la campagna; l. la casa vecchia; ha lasciato l’ufficio alle 10; fu costretto a l. la patria per sempre; l. il mondo, la vita, morire; anche, l. il mondo, consacrarsi alla vita religiosa. Con riferimento a strade, fiumi, non seguirne il corso: lasciai la via maestra e presi per i campi; lasciammo a destra il Po e proseguimmo verso ponente; prov., chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova (oppure: spesse volte ingannato si ritrova); similmente, parlando di località, passare oltre o discosto, non fermarsi, non attraversarla: drizzossi verso Milano, e lasciò Pavia da man ritta (Compagni); Da la man destra mi lasciai Sibilia, Da l’altra già m’avea lasciata Setta (Dante); estens., l’Adige lascia a destra Rovigo; la nuova strada lascia fuori il paese. d. Più genericam., staccarsi da qualche cosa allontanandosi: Tu lascerai ogne cosa diletta Più caramente (Dante); o cessare di occupare: ha lasciato il palco prima della fine dello spettacolo; di nave o altra imbarcazione, l. il porto, l. l’ancoraggio, partire. Fig., rinunciare: l. il posto, l’impiego, gli studî, il teatro; ha lasciato la professione per dedicarsi alla politica; l. il certo per l’incerto; Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate (Dante); oppure, mettere da parte: l. i tristi pensieri, le preoccupazioni, i timori, gli scrupoli; lasciamo gli scherzi!; lasciamo da parte i complimenti! Riferito ad azioni, interrompere, smettere, sospendere: l. a mezzo (o a metà) un lavoro, non terminarlo; l. in tronco il discorso; con di e l’infinito, non com.: quando mi vide, lasciò di suonare; nell’uso fam., anche assol., rafforzato da lì o là: lascia là!, smetti! In qualche caso (poco com.), omettere, tralasciare: lasciavo la cosa principale; al quale, quantunque turbato il vedesse, non lasciò di dire il parer suo (Boccaccio); anche l. indietro: lascerò indietro el ragionare delle leggi e parlerò delle arme (Machiavelli); fam., non com., l. nella penna, dimenticare di scrivere. 3. a. Far rimanere, indicando lo stato in cui una persona o una cosa rimane. Di persona: l. qualcuno negli impicci, nei guai; l. la famiglia in miseria, l. i figli sul lastrico; l. in asso qualcuno (v. asso); l. fuori qualcuno, non farlo entrare, fig. escluderlo; desidero essere lasciato in pace; frequente con compl. predicativo: non mi lasciare solo; suo zio lo ha lasciato erede di tutte le sue sostanze; lo coprirono di botte lasciandolo moribondo; ti lascio libero di decidere come meglio credi; lo spettacolo mi ha lasciato deluso; la sua insistenza mi lascia molto perplesso; l. qualcuno a bocca dolce, farlo restare consolato, soddisfatto; l. qualcuno a bocca asciutta, non offrirgli da mangiare o da bere, fig. deluderlo; l. qualcuno a bocca aperta, stupito, sbalordito. Di cose: l. la casa in ordine, in disordine; l. ogni cosa al suo posto; l. la porta spalancata, la finestra accostata; perché hai lasciato la luce accesa?; il terremoto non ha lasciato una casa in piedi; l. i panni a mollo; l. due righe in bianco; l. una questione in sospeso, non deciderla, non giudicarla; prov., la nebbia lascia il tempo che trova (fig., anche di altre cose: v. tempo, n. 8); l. una cosa com’è, non toccarla, non apportarvi mutamenti: l’articolo l’ho lasciato com’era. b. Talora si riferisce al segno che rimane della persona o cosa che si allontana, all’effetto o alla conseguenza di una determinata azione: l. l’impronta, l’orma, la traccia; graffio, morso che lascia il segno; gli diede uno schiaffo così forte che gli lasciò sulla guancia il segno delle dita; sono i soliti strascichi che lascia l’influenza. 4. Non togliere, in genere: spazza così male, che lascia sempre un po’ di sporco negli angoli. Con un compl. di termine, far conservare qualcosa, non togliere una cosa a qualcuno: i ladri non gli hanno lasciato nulla; sono venuti gli ufficiali giudiziarî e gli hanno lasciato soltanto il letto per dormire; lasciami le mie illusioni; fig., l. tempo al tempo, permettere che sia il tempo a risolvere le difficoltà o le questioni, pazientare, non pretendere di avere sùbito ciò che si vuole, e sim.; e in frasi che esprimono superiorità, sufficienza: le calunnie lasciamole ai nostri avversarî; lasciamo questi discorsi a chi ha tempo da perdere. 5. Con sign. più determinati: a. Consegnare una cosa allontanandosi: lasciami un po’ di soldi; ti lascio le chiavi; fig.: quella giornata m’ha lasciato un cattivo ricordo; le sue parole mi hanno lasciato grande amarezza. b. Affidare: ho lasciato i bambini a una vicina di casa; il parcheggio era tutto occupato e ho lasciato la macchina al posteggiatore; l. in deposito, in custodia, in consegna; l. alla cura, alla discrezione di qualcuno; m’ha lasciato un lavoro da terminare; lascio a te il compito di giudicare. c. Trasmettere, assegnare per testamento: gli ha lasciato una ricca eredità; intende l. tutto all’orfanotrofio. Trasmettere, in genere: E fa la lingua mia tanto possente, Ch’una favilla sol de la tua gloria Possa l. a la futura gente (Dante); l. scritto, scrivere qualcosa perché altri la legga, o perché rimanga ai posteri; lasciar detto, dare incarico di dire. d. Cedere in vendita: me l’ha lasciato per poche decine di euro; non posso lasciarvelo per un prezzo minore. e. Serbare: lascio un po’ di lavoro per domani; il dolce me lo lascio per questa sera; o riservare ad altri: ti ho lasciato qualche fetta di prosciutto; le brighe più noiose le lascia sempre a me; lascio a te indovinare (o d’indovinare) il resto. 6. a. Seguito da un infinito (o da che e il cong.), è per lo più sinon. di permettere, con molta varietà di accezioni, toni e articolazioni: lasciar gridare, lasciar sfogare qualcuno (o l. che gridi, che si sfoghi); lascia che ti dica, che ti racconti; lasciami pensare un momento; lasciateci entrare; lascia prima asciugare (o che si asciughi) la vernice; l’alabastro lascia passare la luce; il muro non lascia vedere la strada; si lasciò sfuggire un’imprecazione; non so proprio come si sia lasciato scappare un’occasione simile; lasciò incautamente partire il colpo; ci lascerebbe crepare piuttosto che aiutarci; o equivale a fare causativo: mi ha lasciato sperare nel suo personale interessamento; ci ha lasciato capire che sarebbe disposto a trattare; e con valore fraseologico: ti lascio immaginare quale fu la mia sorpresa. Rifl. (col si riferito all’infinito): lasciarsi ingannare, lasciarsi trasportare dall’ira; si lasciò morire di fame; non si lascia menare per il naso da nessuno; talora presuppone una certa resistenza: si lasciò convincere; alla fine s’è lasciato piegare. b. Locuz. particolari, con un infinito, l. andare qualcuno, non trattenerlo, concedergli di partire: lasciami andare, è tardi; lasciar andare qualcosa, troncarla, smetterla: lascia andare i complimenti; lasciamo andare queste chiacchiere inutili (anche assol., lascia andare!); l. andare un colpo, uno schiaffo, darlo; nel rifl., lasciarsi andare, abbandonarsi, cedere a un sentimento: làsciati andare, ti reggo io; mi sto lasciando andare a un nuovo amore; fig., in senso morale, cedere al vizio, a una colpa, abbandonarsi senza resistenza a una condotta riprovevole (con altro senso fig., seguito da complemento, non guardarsi dal fare una cosa: s’è lasciato andare a confidenze un po’ pericolose). Lasciar correre, chiudere un occhio, sorvolare con troppa indulgenza su fatti che si dovrebbero impedire o punire. Lasciar dire o fare qualcuno, non curare ciò che dice o fa: lascialo fare, tanto è innocuo; Vien dietro a me, e lascia dir le genti (Dante); lasciami fare, fam., non seccarmi, non toccarmi, e sim.; lascia fare a me, non preoccuparti, ci penso io: «ebbene», gli disse, o gli gridò: «signore spaccone, signor capitano, signor lascifareame?» (Manzoni); lasciar fare, lasciar passare, motto che compendia la dottrina di chi sostiene il libero scambio in economia (v. laissez faire, laissez passer). Lasciar perdere, fam., disinteressarsi di una cosa (comune spec. nella forma imperativa: lascia perdere!, non preoccupartene, non dare importanza alla cosa, o anche non prendertela, soprattutto quando qualcuno sta per attaccare lite con qualcun altro, o per esprimere indignazione, rifiuto di commentare qualcosa di palesemente ingiusto o riprovevole: hai sentito che hanno assunto quell’incapace? Che scandalo, lasciamo perdere!). Lasciar stare qualcuno, non importunarlo: quando ha qualcosa per la testa bisogna lasciarlo stare; con altro senso, per indicare l’indiscutibile valore di una persona: nella fisica non è una cima, ma come matematico bisogna lasciarlo stare; lasciar stare qualcosa, smettere di toccarla: lascia stare quei fiori!; lasciar vivere, non molestare (anche nella frase prov. vivi e lascia vivere); non lasciar vivere (o anche non lasciar ben avere) qualcuno, non dargli pace, seccarlo continuamente. Con la prep. a, lasciare a desiderare, di persona o cosa che ha dei difetti, che non soddisfa pienamente: il compito lascia parecchio a desiderare per la punteggiatura; è un impiegato che lascia molto a desiderare; quindi, non lasciar nulla a desiderare, non aver difetti, soddisfare pienamente. ◆ Part. pass. lasciato, anche come sost., spec. con valore neutro nella frase proverbiale: ogni lasciata è persa (o anche ogni lasciato è perso), l’occasione non sfruttata deve considerarsi perduta. Come s. m., in tipografia, lo stesso che lasciatura.