lapidare
v. tr. [dal lat. lapidare (solo nel sign. proprio), der. di lapis -ĭdis «pietra»] (io làpido, ecc.). – 1. Colpire a sassate, da parte di più persone, con l’intento di uccidere o anche solo di ferire la persona, sia come forma di pena capitale sia come sfogo d’ira collettiva (v. lapidazione): a grido di popolo fu lapidato (G. Villani). Per estens., colpire con pietre: su per lo Mugnone infino alla porta a San Gallo il vennero lapidando (Boccaccio). In frasi enfatiche, per indicare il furore, l’avversione, l’ostilità: erano così irritati contro di lui, che l’avrebbero lapidato; a sostenere la verità, in certi casi, c’è da farsi lapidare. Fig., non com., maltrattare a parole o negli scritti, bandire una crociata contro qualcuno: le persecuzioni de’ cortigiani e de’ letterati che mi andavano lapidando (Foscolo). 2. Nella tecnica, levigare una superficie metallica con abrasivi di grana fine, mediante apposita macchina o a mano; si dice anche, con un anglicismo, lappare.