lampeggiare
v. intr. e tr. [der. di lampo] (io lampéggio, ecc.; come intr. aus. avere, raro essere). – 1. a. Produrre, mandare lampi: il cielo lampeggia; per lo più con uso impers.: lampeggiava fitto fitto. b. estens. Variare rapidamente e notevolmente d’intensità luminosa, spegnersi e riaccendersi rapido d’una sorgente di luce: far l. i fari, di un’autovettura, per segnalazioni. Letter., mandare bagliori: le spade lampeggiavano; Ché ’n quella croce lampeggiava Cristo (Dante; ma altri codici leggono Ché quella croce ecc., dove il verbo ha uso trans., e significa: «quella croce, lampeggiando, faceva apparire Cristo in aspetto abbagliante»); ne l’armi Di lucido adamante arde e lampeggia (T. Tasso); spec. dello sguardo: il lampeggiar degli occhi della donna veggendo (Boccaccio). c. fig., letter. o poet. Apparire rapidamente come in un lampo: Il tuo sembiante, Aspasia ... a me lampeggia In altri volti (Leopardi); una fiamma d’odio lampeggiò nei suoi occhi. 2. tr., fig. a. poet. Mandare un lampo, far brillare come un lampo: lieta De la vittoria, lampeggiava un riso Che parea che dicesse ... (T. Tasso). b. Nel linguaggio di cucina, l. i tordi, o sim., ardere un pezzo di carta in cui è avvolta una fetta di lardo in modo che questo, sciolto dalla fiamma, coli sugli uccelli che girano sullo spiedo. ◆ Part. pres. lampeggiante, anche come agg. e sost. (v. la voce).