istanza
(ant. instanza o istànzia o instànzia) s. f. [dal lat. instantia «insistenza», der. di instare «stare sopra, insistere, incalzare»]. – 1. a. letter. Insistenza nel chiedere, nel pregare, e la richiesta stessa in quanto fatta con insistenza, con calore: chiedere con grande i., con la massima i.; supplicare con viva i.; spesso e con instanzia domandandolo della cagione de’ suoi pensieri (Boccaccio); al plur.: fare le maggiori i.; cedette alle sue istanze. Locuzioni: a i. o per i. di qualcuno, per sua richiesta: a i. del magistrato, sono stati presentati i documenti; e così a o per i. mia, tua, ecc. b. In senso fig., i. sociali, le esigenze di una società o di una determinata categoria, in quanto abbiano carattere di necessità, di urgenza, e richiedano provvedimenti atti a soddisfarle: ignorare le (o tenere conto delle) i. sociali. Come sinon. di esigenza in genere, la parola è usata anche in altri casi: le i. della nuova storiografia; assegnerei all’i. artistica, specializzazione dell’i. etica, uno scopo preciso: la manifestazione della persona nella sua integrità e pienezza (Giulio Mozzi). c. Più comunem., domanda scritta, rivolta a una pubblica autorità per ottenere qualche cosa: accogliere, respingere un’istanza. 2. Nel linguaggio giur., richiesta rivolta agli organi amministrativi o giurisdizionali, oppure ai loro ausiliarî, relativamente al compimento di qualche determinata attività che nel processo civile ha, di regola, carattere meramente preparatorio e processuale; anche, talvolta, domanda giudiziale: perenzione d’i., riassunzione d’istanza. In partic., giudice di prima i., quello che esercita la propria giurisdizione sulle domande proposte in primo grado (cioè, a seconda del valore della domanda, il conciliatore, il pretore o il tribunale), giudice di seconda i., quello che giudica le domande proposte in grado di appello; analogam., giudizio di prima, di seconda i., il procedimento in primo o in secondo grado. Per estens., giudizio di terza i. (o, più spesso, di ultima i.), locuzione impropriam. usata nel linguaggio com. per indicare il giudizio che si svolge dinanzi alla Corte di cassazione; analogam., ricorrere in ultima i., essere condannato o prosciolto in ultima i., in cassazione; l’espressione in ultima i. è inoltre usata in senso fig., riferita a deliberazioni prese da un organo qualsiasi circa una questione che già precedentemente era stata discussa rimanendo però insoluta o decisa in modo contrario: in ultima i., le richieste della categoria sono state accolte; e più genericam., in conclusione, come prova definitiva e sim. 3. In psicanalisi, i. psichiche, le tre zone dell’apparato psichico: Es, Io, Super-Io. 4. Nel linguaggio politico, organizzazione o istituzione che ha potere di decisione: i. internazionali; le i. politiche di un paese; le i. di un partito, i varî livelli in cui esso è organizzato (un’i. di base, un’i. di vertice). 5. Nella filosofia scolastica, l’argomento con cui si insiste nel difendere una tesi da una sopraggiunta obiezione (cfr. Dante, Par. II, 94-95: Da questa instanza può deliberarti Esperïenza, se già mai la provi); il termine è passato poi a indicare, in generale, ogni argomento, o fatto, che si arrechi a prova o a confutazione di qualche argomento (così, per es., l’i. cruciale e le i. prerogative di Bacone). 6. ant. A istanza sua o di sé (con i verbi stare, tenere e sim.), a sua posta, a sua disposizione: quivi a instanzia di sé la facea stare (Boccaccio).