intrudere
intrùdere v. tr. [dal lat. mediev. intrudĕre, comp. di in-1 e lat. trudĕre «cacciare, spingere» (il verbo si legge anche in un passo di Cicerone di lezione incerta)] (pass. rem. intruṡi, intrudésti, ecc.; part. pass. intruṡo), letter. – Introdurre, inserire (e, nell’intr. pron., introdursi, inserirsi), per lo più a forza, o indebitamente, di soppiatto: è riuscito a i. nel contratto questa clausola a mia insaputa; cercò ... di richiamar la lingua verso i princìpi suoi, depurandola da quello che vi s’era intruso di forestiero (Algarotti). Riferito a persona (come compl. oggetto), immettere arbitrariamente o illecitamente in un luogo, in un ambiente, in una carica e in partic. nel possesso di un beneficio ecclesiastico (v. intrusione): era stato intruso nel vacante arcivescovado di Canturberì (P. S. Pallavicino); più com. il rifl.: si intruse nel gruppo senza essere chiamato; cercava con intrighi di intrudersi anche lui nel grosso affare finanziario. ◆ Part. pass. intruṡo, anche come sost., riferito a persona (v. la voce).