inserto
insèrto agg. e s. m. [dal lat. insertus, part. pass. di inserĕre «inserire»]. – 1. agg., letter. raro. Inserito, innestato (anche in funzione participiale): Sgombri gl’inserti, anzi gl’innati affetti (T. Tasso); il gel degli anni E il fervor degli affanni Faran l’inserto germe un dì fecondo (Tommaseo); con lo stesso sign. è usato talora anche nel linguaggio scient.: placenta normalmente inserta. Di lettera o documento, incluso, allegato a una pratica. 2. s. m. a. Cosa che si inserisce: inserto di legno, travatura di legno inserita regolarmente nella muratura di calcestruzzo o fra i conci per conferire cedevolezza. In un giornale, quotidiano o periodico, il fascicolo, o un certo numero di pagine, stampato di solito in rotocalco, illustrato (spesso a colori), che, dedicato a uno speciale argomento, si unisce come «fuori testo» a singoli numeri, o periodicamente. Nel cinema e nella televisione, brano cinematografico o sequenza di immagini (già registrate in precedenza o estratte da film antecedenti) che si inserisce come documentazione o commento in una pellicola o in una trasmissione televisiva, o che interrompe brevemente la continuità del film o della trasmissione (come per es. l’i. pubblicitario), o che si proietta nel corso di una trasmissione televisiva prodotta in studio o anche nel corso di una rappresentazione teatrale, soprattutto di rivista (i. filmato). b. L’insieme dei documenti raccolti in una cartella, che concernono una stessa pratica, relativi a un determinato argomento; anche, più genericam., pacco di manoscritti chiusi in una custodia di cartone, soprattutto negli archivî e nelle biblioteche. c. ant. Innesto: che direm dell’ingegnoso inserto, Che ... mostra Quel che val l’arte ch’a natura segua? (L. Alamanni).