insanguinare
v. tr. e intr. [der. del lat. sanguis -ĭnis, col pref. in-1] (io insànguino, ecc.). – 1. tr. Bagnare, macchiare di sangue: Arriva’ io forato ne la gola, Fuggendo a piede e ’nsanguinando il piano (Dante; ma altri codici ed edizioni leggono sanguinando); forse l’ossa Col mozzo capo gl’insanguina il ladro (Foscolo); anche con la particella pron.: insanguinarsi le mani, il vestito; i. la spada, ferendo o uccidendo. 2. tr. estens. e fig. Provocare stragi e gravi perdite umane: le discordie civili, le lotte intestine hanno spesso insanguinato il paese; la lunga serie di incidenti automobilistici che insanguinano tutti i giorni le nostre strade. Nel rifl., versare sangue altrui, rendersi responsabile, anche indirettamente, di un omicidio o di una strage: non vorrete insanguinarvi per uno sterile desiderio di vendetta; con lo stesso sign., anche insanguinarsi le mani, commettere un delitto. 3. intr. (aus. avere), ant. Versare o stillare sangue (proprio), sanguinare: E insanguinargli pur tuttavia il fianco Vede e la coscia e l’altre sue ferite (Ariosto). ◆ Part. pass. insanguinato, anche come agg., macchiato di sangue: mani insanguinate (anche in senso fig.); panni insanguinati; lama, spada, coltello insanguinato; avere il cuore insanguinato, soffrire, provare dolore per ragioni affettive. Riferito a persona o a parte del corpo, coperto di sangue per le ferite riportate: aveva il volto insanguinato; era tutto insanguinato.