ingordo
ingórdo agg. [forse der. del lat. gurdus «balordo, stolto»]. – 1. Smodato, eccessivamente avido, nel mangiare e (meno com.) nel bere, sia in genere sia relativamente a determinati cibi o bevande, ma sempre con riguardo alla quantità più che alla qualità, alla bontà, ai sapori: essere i.; un ragazzo i.; quanto siete i.!; determinando: essere i. di pastasciutta, di dolci, di gelati; sostantivato: sei un i.; non si sazia mai quell’i; gli i. mi dànno fastidio; anche di animali: l’i. lupo. Per metonimia: non c’è nulla che riesca a saziare la sua gola i., a riempire il suo i. ventre. 2. fig. Avido, bramoso (ma sempre in modo eccessivo, così da suscitare riprovazione o addirittura ripugnanza): essere i. di soldi, di guadagno, di potere, o anche di baci, di carezze, e sim.; un signore i. di sogni, sognava tanto che, nel palazzo in cui abitava, nessun altro riusciva a sognare, se non durante le vacanze, quando il sognatore andava al mare (Giorgio Manganelli); in usi assol., indica per lo più smodata avidità di denaro, di guadagno: che gente i.!; mercanti, speculatori i.; quell’i. strozzino. Per metonimia (soprattutto nell’uso letter.), che deriva da ingordigia o la manifesta: guardava quel mucchietto d’oro con occhi i.; e con riferimento a bramosia sensuale, cupido, concupiscente: era impaziente di soddisfare i suoi i. appetiti. ◆ Avv. ingordaménte, da ingordo, con ingordigia: mangiare, bere ingordamente; mandava giù ingordamente una cucchiaiata dopo l’altra; beveva ingordamente dal fiasco facendosi colare il vino giù per il collo; lo sciacallo affondò ingordamente il muso nelle carni della preda; in usi fig., avidamente, con cupidità, con intensa bramosia sensuale.