infuocare
(o infocare) v. tr. [der. di fuoco] (io infuòco o infòco, tu infuòchi o infòchi, ecc.; fuori d’accento, più pop. -o- che -uo-). – 1. ant. a. Dare fuoco, incendiare. b. Far diventare rovente: i. una piastra metallica; come intr. pron., arroventarsi: per la fiamma troppo forte la griglia s’era infuocata. 2. In senso fig.: a. Arrossare violentemente, far diventare rosso come il fuoco: lo sdegno gli infuocava il viso; come intr. pron., diventare rosso: il viso gli s’era infuocato per l’ira, per il gran caldo, per la fatica; si infuocò di rancore. b. Con altro sign., nell’intr. pron., accalorarsi, infervorarsi: infuocarsi nel parlare, nel discutere (o nel discorso, nella discussione); meno com., accendersi d’ira o di altra passione, eccitarsi: ha un carattere irritabile che s’infuoca per un nonnulla. ◆ Part. pass. infuocato (o infocato), frequente come agg.: marchiare il bestiame con un ferro infuocato; palle infuocate, che s’introducevano roventi nei pezzi d’artiglieria (in senso fig., tirare a palle infuocate, polemizzare con violenza); per estens., torrido, caldissimo: aria infuocata; gli infuocati pomeriggi estivi; rosso, come di fiamma: aveva il volto infuocato per la vergogna; in senso fig., acceso, infiammato, infervorato: essere infuocato d’ira; pronunciare parole infuocate; ardente, pieno d’amore e di desiderio: rivolgere sguardi infuocati; erano sempre i suoi occhi languidi, infocati, voluttuosi (I. Nievo).