inforziato
agg. e s. m. [dal lat. mediev. infortiatus, der. del lat. tardo fortia «forza»; per il sign. 2, v. oltre]. – 1. In numismatica, denominazione (anche afforziato) del denaro o del grosso migliorato d’intrinseco rispetto a un altro di emissione precedente, o del denaro o del grosso già in circolazione rispetto a un altro inferiore di nuova emissione; in partic., fu così detto il denaro di Lucca del sec. 11° per distinguerlo dal denaro più debole, coniato dopo il 1100. 2. Nome (scritto per lo più con iniziale maiuscola, adattam. del lat. mediev. Infortiatum, e raram. Digestum Infortiatum; in ital. anche inforzato, Inforzato) con cui i glossatori bolognesi, alla fine del sec. 11°, chiamarono il 2° volume del Digesto, contenente i libri dal 24 (titolo 3) al 38 incluso, distinguendolo così dal 1° e dal 3° volume, rispettivam. vecchio e nuovo (Digestum vetus e Digestum novum): e di questa infertade [= infermitade] de la mente intende la legge, quando lo Inforzato dice ... (Dante); spiegava le più difficili materie di testamenti, legati, istituzioni, ... ed altre leggi oscure ed intricate del Digesto che chiamano ‘inforzato’ (Giannone). L’interpretazione del nome, e la sua origine, sono peraltro discusse.