infisso
agg. e s. m. [part. pass. di infiggere]. – 1. a. agg. Conficcato, affondato: un chiodo i. nella parete; s’appoggiava all’asta i. nel terreno; fig., letter.: nelle radici del petto ... avea il dolore i. del morto marito (Firenzuola). Nella tecnica delle fondazioni, pali i., tipi di pali (di legno, di cemento armato e sim.) che vengono preparati fuori opera e sono successivamente conficcati nel terreno. b. s. m. Opera di finitura di un edificio destinata alla chiusura dei vani di porte e finestre e costituita essenzialmente di un telaio (di legno, di metallo o di materiale plastico) rigidamente collegato alla muratura delimitante il vano, e di parti mobili articolate al telaio con modalità diverse secondo i tipi (per es., un infisso per finestre può essere a una o più ante verticali, a vasistas semplice, doppio, ecc., a bilico orizzontale, a bilico verticale, a saliscendi, a ghigliottina, a fisarmonica, ecc.); nel linguaggio corrente è quindi sinon. di serramento anche se, a rigore, infisso sarebbe la sola parte rigidamente collegata alle murature mentre il nome di serramento competerebbe alle sole parti mobili. 2. agg. e s. m. In linguistica, elemento, o di elemento, formativo, costituito da uno o più fonemi o sillabe (nasale infissa, sillaba infissa), che viene inserito nell’interno di una parola, per lo più nell’interno della radice stessa; per es., in latino, la -n- presente nel verbo frangĕre, derivato dalla radice frag-. Si contrappone a prefisso e suffisso. TAV.