inferire
v. tr. [dal lat. inferre «portar dentro; arrecare, concludere» (comp. di in-1 e ferre «portare»), con mutamento di coniug.] (io inferisco, tu inferisci, ecc.; pass. rem. infèrsi, inferisti, ecc. nel sign. 1; inferìi, ecc. nei sign. 2 e 3; part. pass. infèrto nel sign. 1, inferito negli altri). – 1. Arrecare, causare, in locuzioni quali i. un danno, i. gravi perdite al nemico, i. una grave lesione e sim. Più com., oggi, i. un colpo, una coltellata e sim., cioè dare, assestare; anche fig.: la riduzione delle esportazioni ha inferto un duro colpo all’economia nazionale. 2. a. Trarre, partendo da una determinata premessa o dalla constatazione di un fatto, una conseguenza, un giudizio, una conclusione: i. una verità da un’altra; da questi indizî si inferisce facilmente che l’omicidio è stato commesso a scopo di rapina; se voi pretenderete di poterne i. una conseguenza, ed io pretenderò con altrettanta connessione poterne inferir mille (Galilei). b. ant. Significare, voler dire. 3. Nel linguaggio marin., in generale, introdurre un cavo di rinforzo, di manovra, ecc. in un adatto alloggiamento; i. una bandiera, collegarla alla propria sagola tramite il cavetto di maneggio, già cucito nel lato d’inferitura del drappo, munito di ganci a moschettone o, direttamente, con il particolare nodo di bandiera; i. una vela, fissarla alle varie guide del proprio albero (o pennone, strallo, ecc.) tramite anelli metallici o di cavo (canestrelli), cavetti (inferitoi o matafioni d’inferitura), ganci particolari (garrocci), ecc.