infantilizzazione
s. f. Tendenza a manifestare atteggiamenti tipici dell’età infantile. ♦ Certo la magia, il sogno e l’immaginazione sono indispensabili per arricchire la nostra personalità, nell’infanzia ma anche da adulti. E anche l’«infantilizzazione», come aveva capito con largo anticipo lo scrittore Witold Gombrowicz, è il destino inevitabile dell’Occidente. Per perseguirlo, ironizzava il romanziere polacco, si ricorreva all’inizio del XX secolo allo sport e al giovanilismo; ora basta armeggiare con il telecomando di una lezione di magia per piccini. (Marco Belpoliti, Stampa, 25 luglio 2001, p. 1, Prima pagina) • Come i bambini possono incominciare ad abitare il mondo, a padroneggiare la realtà e a instaurare relazioni affettive tramite gli orsacchiotti e i giocattoli preferiti, così sembra che noi adulti non siamo più capaci di abitare il mondo e di garantirci le relazioni affettive senza quel tramite che è il telefonino, in nulla dissimile dall’orsacchiotto o dal giocattolo preferito dal bambino. Che dire a questo punto? Che i nostri sviluppi tecnici, di cui andiamo tanto fieri, portano a una progressiva infantilizzazione di tutti noi e in generale della società in cui viviamo? (Umberto Galimberti, Repubblica, 9 febbraio 2004, p. 29, Cultura) • «Oggi, il mito del giovanilismo diffuso appiattisce le differenze verso il basso. Assistiamo, com’è stato scritto, ad una infantilizzazione degli adulti a una adultizzazione dei bambini. E questo, per ricondurre il tutto agli esiti, genera “maleducazione”. Non avere la consapevolezza dell’età che si ha è una diffusissima cattiva maniera» [Agata Gambardella Piromallo intervistata da Natascia Festa]. (Corriere del Mezzogiorno, 2 agosto 2008, p. 19, Cultura).
Derivato dal v. tr. infantilizzare con l’aggiunta del suffisso -zione.
Già attestato nella Repubblica dell’8 marzo 1989, p. 32, Cultura (Giovanni Maria Pace).