indegno
indégno agg. [lat. indĭgnus, comp. di in-2 e dignus «degno»]. – 1. Di persona, non degno, non meritevole: ebbe il premio benché ne fosse i.; è i. della nostra fiducia; lo dichiararono i. di far parte del loro circolo; in partic., di persona che, per le sue colpe o la sua condotta, non possa esercitare certi diritti o assumere determinati uffici: è i. di ricoprire quella carica; i. a succedere, escluso dalla successione per indegnità. Usato assol., può essere espressione di modestia (se riferito a sé stesso): sono soltanto un i. peccatore; ma per lo più (riferito ad altri) ha valore di grave biasimo morale: un uomo, un essere i.; anche come sost.: espellere, eliminare gli indegni. Nella teologia cattolica e nel diritto canonico, si dice in partic. di persona che non è moralmente degna di ricevere sacramenti o benefici ecclesiastici. 2. Di cosa: a. letter. Non meritato, ingiusto: Qual Scizia m’assicura o qual Numidia, S’ancor non sazia del mio esilio indegno Così nascosto mi ritrova Invidia? (Petrarca). b. Che non si addice, che non si conviene, che costituisce una grave lesione della dignità morale: è un atto i. di te; è un’azione i. di persona perbene; un comportamento i. di un popolo civile. c. Assol., come espressione di alto biasimo morale, vituperevole, vergognoso: un’azione i.; talvolta con tono più o meno enfatico: hai agito in modo i.; si è presentato vestito in modo indegno; e talora anche scherz.: questo abito è veramente indegno. 3. ant. Con valore attivo, sdegnoso, alieno da qualche cosa: vidi una ’nsegna Che girando correva tanto ratta, Che d’ogne posa mi parea indegna (Dante). ◆ Avv. indegnaménte, senza merito, senza esserne degno: è stato indegnamente promosso a capoufficio (anche come espressione di modestia: sono stato indegnamente chiamato a questa carica); in modo indegno, vergognoso: in varie occasioni si è comportato indegnamente; letter., immeritatamente, ingiustamente: fu indegnamente accusato.