incubo
ìncubo s. m. [dal lat. tardo incŭbus «essere che giace sul dormiente», der. del tema di incubare «giacere sopra»]. – 1. Essere demoniaco o genio malefico che, secondo antiche credenze mitologiche, opprime la persona nel sonno, soprattutto se in stato febbrile, dandole un senso di soffocamento o congiungendosi carnalmente con lei (v. anche succubo): dubito ancora s’i demoni possano per concupiscenza de le donne invaghirsi e con esso loro congiungersi amorosamente, e se vero sia quel che non solo da’ poeti si dice de’ satiri e de’ silvani, ma da’ teologi ancora de gli incubi e de gli succubi (T. Tasso); anche come agg.: è affatto da rifiutarsi l’interpetrazione che i giganti sieno stati generati da’ dimòni incubi (Vico). 2. a. Sogno spaventoso, terrificante, particolarmente intenso, caratterizzato per lo più da sensazioni di oppressione, soffocamento, blocco dei movimenti: avere un i., degli i.; soffrire di i. notturni; svegliarsi da un incubo. b. fig. Cosa che dà preoccupazione grave e continua, che costituisce un pensiero tormentoso e assillante: ho ancora l’i. di quella cambiale da pagare; era tormentato dall’i. degli esami; non riesco a liberarmi di quest’i.; è impossibile vivere sempre con quest’incubo!; per estens., di persona che sia, anche involontariamente, causa di preoccupazione continua e molesta, o che sia comunque sempre presente al pensiero: quel sergente era un i. per noi reclute; da quando l’avevo conosciuta, quella donna era diventata un i. per me.