incomodo2
incòmodo2 (ant. o region. incòmmodo) s. m. [dal lat. incommŏdum, neutro sostantivato dell’agg. incommŏdus: v. incomodo1]. – 1. Cosa, fatto, situazione che procura disagio, fastidio, e anche il sentimento che ne è l’effetto: affrontare gli i. di un viaggio in pieno inverno; è un bell’i. dover fare tutta la strada a piedi; s’è preso l’i. di riportarmi personalmente il libro; con questo caldo, portarsi il soprabito appresso è un i.; dare, recare un i., con l’affidare qualche incarico noioso; la sua presenza mi dà i. o mi è d’incomodo. In frasi di cortesia: troppo i. da parte sua!; se non ti reca i. (o se non ti è d’i., se lo puoi fare senza troppo i., ecc.), vorrei chiederti un favore. Volendo dare il corrispettivo per una prestazione: quant’è il vostro i.?; quanto vi debbo per l’incomodo? Detto da persona che viene a fare una visita, a chiedere un favore, o da un ospite che arriva: son venuto a dare i., un po’ d’i.; e nel prendere commiato dopo una visita: le levo, le tolgo l’i.; scusate l’i.; iron., finalmente mi levò l’i., mi fece il piacere di andarsene. Per il dativo di comodo e d’i. in grammatica (e soprattutto nella grammatica latina), v. comodo2, n. 1 b. 2. In teologia morale e in diritto canonico, condizione di particolare disagio nel soggetto per l’osservanza di una legge o di un’obbligazione: disagio che può essere maggiore o minore, e costituire in determinati casi una causa che esime dall’osservanza della legge stessa o dall’adempimento dell’obbligazione. 3. Indisposizione di salute, non grave ma noiosa: è pieno di incomodi (anche, i. di salute); i soliti i. della vecchiaia. ◆ Dim. incomodùccio, soprattutto nel sign. 3.