incomodare
(ant. o region. incommodare) v. tr. [dal lat. incommodare, der. di incommŏdus «incomodo1»] (io incòmodo, ecc.). – 1. Dare incomodo, recare fastidio, disagio, molestia: m’incomoda proprio dover uscire a quest’ora; la sola cosa che l’incomodasse era un grand’appetito (Manzoni); vorrei passare senza i. nessuno; scusami se ti ho incomodato a venire fin qui; incomodo?, affacciandosi o entrando in un luogo (cfr. il più com. disturbare, che ha usi analoghi, anche per le frasi riflessive che seguono). Costruito col compl. di termine, e spesso con soggetto sottinteso: se non le incomoda, verrei da lei dopo cena. 2. rifl. Prendersi incomodo, assumersi un fastidio; spec. in frasi di cortesia: non t’incomodare, ci vado io; non s’incomodi, non v’incomodate, a chi accenna ad alzarsi alla nostra presenza o per lasciarci il passaggio, e sim.; perché ha voluto incomodarsi?, a chi ci fa una cortesia, un regalo, ecc. Talvolta iron.: prego, non s’incomodi, so fare da me. ◆ Part. pass. incomodato, anche come agg., con accezione partic. (e oggi poco com.): è incomodato, è un po’ incomodato, di persona indisposta, che ha qualche lieve disturbo di salute.