inciucione
s. m. e agg. (iron.) Chi o che è ritenuto molto propenso all’inciucio, al compromesso poco trasparente. ◆ Su Italia Uno dal primo marzo arriva l’Antica Roma in versione seriale. […] Tutto ruota intorno a due famiglie: quella di Cesare Appio (Antonello Fassari), avvocato cialtrone con un’esosa moglie (Nadia Rinaldi) e figli a carico e un’avvenente amante, Poppea (Elenoire Casalegno) che lui chiama con affetto Poppy e quella di Salvatore Pitagora (Nino Frassica), meridionale inciucione pronto a corrompere i funzionari romani. (Repubblica, 21 febbraio 1998, p. 43, Spettacoli) • Appena può «Europa», il quotidiano della Margherita, diretto da Nino Rizzo Nervo, tira una stoccata al «Riformista» di Antonio Polito. Il motivo è sempre lo stesso: siete inciucioni e un po’ di destra. Polito non replica quasi mai, ma si vendica coltivando ottimi rapporti con il leader della Margherita Francesco Rutelli. (Dario Di Vico, Corriere della sera, 30 giugno 2003, p. 20) • Chi invece ha tutto l’interesse a dipingere [Silvio] Berlusconi e [Walter] Veltroni come «inciucioni» è la sinistra radicale, che così punta a erodere consensi al Pd. (Gianluca Roselli, Libero, 24 febbraio 2008, p. 3, Primo piano).
Derivato dal s. m. inciucio con l’aggiunta del suffisso -one.
Già attestato nel Corriere della sera del 18 febbraio 1996, p. 12, Commenti (Alberto Bevilacqua).