incarnare
v. tr. [dal lat. tardo, eccles., incarnare (der. di caro carnis «carne», col pref. in-1) «mutare in carne» e nel passivo «prendere carne, assumere corpo umano»]. – 1. Dare corpo e vita umana; usato quasi esclusivam. nel rifl., riferito alla seconda Persona divina che si è unita alla natura umana facendosi uomo: Gesù Cristo ... per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo (dal Credo della messa secondo il testo liturgico ufficiale); se ’l Figliuol di Dio Non fosse umilïato ad incarnarsi (Dante). 2. fig., letter. Rappresentare, esprimere vivamente, con evidenza e concretezza: i. un concetto (cfr. l’analogo traslato dare corpo); Né col mio stile il suo bel viso incarno (Petrarca). Meno com., i. un disegno, un progetto, trasformare in realtà, realizzare: Non starò per repulsa o finto sdegno Ch’io non adombri e incarni il mio disegno (Ariosto). Di attori, i. un personaggio, impersonarlo. Nel rifl., idea, immagine, ispirazione, che s’incarna in un’opera (letteraria, musicale, pittorica), in un personaggio artistico, o anche in una persona fisica, che si fa concreta, che assume realtà, vita. 3. Far penetrare nella carne: Né cessa [il leone] fin che i duri artigli e i denti Ei non incarne nei lanosi armenti (Chiabrera). Più com. l’intr. pron. incarnarsi, sinon. di incarnire o incarnirsi, riferito all’unghia. 4. ant. Con uso assol., incarnare, dare il colore della carne, dipingendo. ◆ Part. pass. incarnato, anche come agg., detto soprattutto di Cristo: il Verbo incarnato; fig.: essere l’avarizia, la cattiveria incarnata, personificata (anche di qualità buone: è la bontà, la fedeltà, la gentilezza, la pazienza incarnata); l’odio, il sospetto è ormai incarnato in lui, radicato, penetrato profondamente, divenuto quasi parte della sua natura. Con riferimento al sign. 3: avere un’unghia incarnata (v. incarnire).