inalberare
(ant. innalberare) v. tr. [der. di albero2] (io inàlbero, ecc.). – 1. a. Alzare in cima all’albero della nave (o anche sull’alto di un castello, di una torre e sim.) una bandiera, un’insegna, un vessillo, in modo che sia ben visibile: la nave ammiraglia inalberò la bandiera di combattimento; i. l’insegna della vittoria; fig., i. il vessillo della ribellione, della rivolta, farsene promotore o capo. b. Più genericam., erigere, innalzare: il mirabil frate prese poi una gran croce ch’era appoggiata a un pilastro, se la inalberò davanti (Manzoni); in partic., brandire un’arma: gli si lanciò contro inalberando una grossa scure. c. ant. I. i remi, levarli ritti sul banco, per saluto o accingendosi a vogare (oggi: alzare i remi); i. le vele, collocarle sull’albero della nave: Tirar l’antenne, inalberar le vele (Caro). 2. Dotare di alberi, nelle due diverse accezioni: i. un terreno, non com., piantarvi alberi; i. una nave, ant., fornirla di alberatura. 3. intr. pron. a. Del cavallo, impennarsi. Fig., di persona, adirarsi, sdegnarsi improvvisamente, oscurarsi a un tratto mostrandosi offeso: non gli si può dir nulla perché s’inalbera facilmente; anche trans. con valore causativo: basta una parola per inalberarlo. b. non com. Insuperbire, assumere un’aria di gloria, di trionfo. 4. rifl., ant. Salire su un albero (soprattutto per nascondersi fra i rami), o cacciarsi, penetrare fra gli alberi, inselvarsi (anche in senso fig.): veggendo il saracino, Che come il ghiro s’era inalberato (Pulci); ecco qua il nostro poeta che comincia a inalberarsi in questa maledetta selva, per non se ne distrigare, credo, mai più (Galilei). ◆ Part. pass. inalberato, anche come agg.: con l’insegna inalberata; in araldica, attributo del cavallo e del liocorno rampanti.