impinguare
v. tr. e intr. [dal lat. tardo impinguare, tr. e intr., der. di pinguis «pingue», col pref. in-1] (io impìnguo, ecc.). – Far diventare pingue, ingrassare: i. i maiali; come intr. (aus. essere), con o senza la particella pron., farsi pingue: vedo che tendi a impinguare; s’è impinguato tanto che si stenta a riconoscerlo. Spesso fig., riempire, rendere abbondante e, nell’intr. pron., arricchirsi; per lo più in frasi spreg.: i. il portafoglio; i. il proprio granaio; sfruttatori che s’impinguano col lavoro degli altri; di scritti: i. un articolo di notizie inutili, una dissertazione di dottissime citazioni. In Dante, con altro traslato, avanzare nella perfezione cristiana: U’ ben s’impingua se non si vaneggia (Par. X, 96 e XI, 139).