impiastro
(o empiastro) s. m. [lat. emplastrum, gr. ἔμπλαστρον «unguento», der. di ἐμπλάσσω «spalmare, far aderire»]. – 1. a. Preparazione farmaceutica per uso esterno, costituita di sapone di piombo (i. semplice) o a base di resine, cere, grassi, metalli (i. composto), di consistenza solida, capace di rammollirsi alla temperatura del corpo umano acquistando proprietà adesive; stesa in strato sottilissimo sopra un leggero tessuto di cotone, lino o seta costituisce il cerotto, ad azione revulsiva, vescicatoria, ecc., a seconda delle sostanze contenute. b. Nel linguaggio corrente, sinon. improprio di cataplasma: applicare, farsi un i. di semi di lino. 2. Usi fig.: a. Rimedio in genere: Così mi fece sbigottir lo mastro Quand’io li vidi sì turbar la fronte, E così tosto al mal giunse lo ’mpiastro (Dante); più spesso, rimedio provvisorio e inefficace: è una situazione che non si sana con impiastri. b. non com. Lavoro mal fatto, mal riuscito. c. fam. Persona uggiosa, importuna, antipatica: mi è sempre ai fianchi quell’i.; sei un bell’i.; anche, persona malaticcia, che ha sempre bisogno di medicine (in questa accezione, più com. cerotto). ◆ Dim. impiastrino.