impallidire
v. intr. [der. di pallido] (io impallidisco, tu impallidisci, ecc.; aus. essere). – Diventare pallido: i. per un’emozione, per l’ira, per la paura; a quelle parole, era impallidito. Indica per lo più pallore improvviso; quando questo sia graduale (per emorragia, per malattia, ecc.) si usano piuttosto le locuz. diventare, farsi pallido e sim. Per estens., di sorgente luminosa o di cose colorate, offuscarsi, sbiadire: le stelle impallidiscono all’apparir dell’alba; le pianticelle, tenute all’ombra, impallidiscono; con uso iperb.: cose da far i. il sole, le stelle (a proposito di atti riprovevoli, di stramberie, ecc.); fig., perdere di gravità o d’importanza: le antiche atrocità impallidiscono al confronto di talune moderne; le scoperte del secolo scorso impallidiscono di fronte a quelle del nostro tempo; la sua fama continua a i., a oscurarsi, ad attenuarsi. Con la particella pron., ant.: S’impallidisce, e tutta cangia in viso (Ariosto). ◆ Part. pass. impallidito, anche come agg., divenuto pallido: l’ho trovato molto impallidito dopo tanti giorni di letto.