handicap
‹hä′ndikäp› s. ingl. [in origine, nome di un gioco d’azzardo con monete che si estraevano a sorte da un cappello, alteraz. di hand in cap «la mano nel cappello»] (pl. handicaps ‹hä′ndikäps›), usato in ital. al masch. – 1. a. Nel linguaggio sport., gara, corsa con h., a h., o gara, corsa h., o assol. handicap (meno com. le espressioni ital. gara, corsa a vantaggi), competizione nella quale i valori dei singoli partecipanti (uomini, cavalli, cani) vengono, sia pure parzialmente, pareggiati mediante opportune disposizioni di gara (abbuoni di distanza o aumento di peso), o di punteggio, allo scopo di consentire qualche probabilità di aggiudicarsi un premio anche ai concorrenti che sono manifestamente inferiori. Nelle corse al galoppo si distinguono un h. ascendente, in cui si fissa il peso che dovrà portare il cavallo di doti inferiori e si aumenta via via quello degli altri cavalli in proporzione del loro valore, e un h. discendente, in cui il peso viene fissato al contrario; nelle gare di trotto si aumenta analogamente la distanza da percorrere. b. Per estens., il vantaggio stesso che viene concesso, o lo svantaggio che viene imposto, ai partecipanti in tali gare. 2. In senso fig., fatto o situazione che mette una persona in condizione d’inferiorità, e anche la condizione stessa d’inferiorità: avere un h., degli h.; ha l’h. della cattiva memoria; superare un h.; la balbuzie è sempre stata il suo h.; con sign. più specifico, svantaggio rappresentato da minorazioni o difetti, più o meno gravi, di tipo intellettivo, motorio (spasticità, paraplegie, ecc.) o sensoriale (minorazioni della vista, dell’udito, ecc.), che rendono difficile a una persona il normale inserimento nella vita sociale in alcune o tutte le sue manifestazioni (familiari, scolastiche, professionali, ecc.); portatore di h., handicappato, disabile.