hamza
‹hàm∫a› s. f. [voce araba, propr. «compressione»]. – Nome dato dagli Arabi a un caratteristico suono, profondamente gutturale, rappresentato con apposita lettera nel loro alfabeto: è propriam. la consonante occlusiva laringale (nota anche col nome danese di stöd, con quello inglese di glottal stop e con quello francese di coup de glotte, da cui anche l’ital. colpo di glottide: v. colpo, n. 3 a), ed è interpretata, più che come suono a sé, come attacco o stacco duro di una vocale; non è peraltro esclusiva dell’arabo: in tedesco, per es., è di regola l’attacco duro delle vocali iniziali di sillaba (per es. della vocale tonica di Verein ‹feràin›); in italiano l’attacco o lo stacco duro può accompagnare qualche interiezione (per es., un oh o un mah pronunciati con particolare enfasi). Nella comune traslitterazione degli orientalisti, la hamza in principio di parola è omessa, mentre nell’interno o alla fine è indicata con un apostrofo (’), da non confondere con l’apostrofo rovesciato (῾), con cui si rende la spirante faringale sonora denominata in arabo ῾ain.