gronda
grónda s. f. [lat. tardo (dei gloss.) grunda]. – 1. La parte del tetto che sporge dal muro esterno di un edificio: un nido di rondini sotto la g.; ripararsi dalla pioggia sotto la gronda. In partic., in edilizia: linea di g., la linea (orizzontale o inclinata a seconda dell’andamento della copertura a cui appartiene), costituita dal ciglio esterno della gronda; piano di g., il piano orizzontale contenente una linea di gronda orizzontale; altezza di g., di un edificio, l’altezza di questo misurata dal piano di gronda al suolo. 2. estens. e fig. Nome dato a varie superfici che per l’inclinazione e la sporgenza ricordino una gronda; per es., al piano inclinato di un campo che pende verso il fossato, al terreno che circonda una palude sul quale scorrono le acque piovane che si versano nella palude stessa, ecc.; fare gronda, di qualsiasi piano inclinato su cui possono scolare le acque; a gronda, come locuz. agg., che pende sporgendo in fuori: berretto, cappello a gronda, con la tesa inclinata; e assol. gronda, la parte dell’elmo o della celata destinata a proteggere nuca e collo. Analogam., con traslato poet.: la gronda De le palpebre mie (Dante); e gronde sono stati detti talvolta i sopraccigli, spec. nella locuz. (ora non più in uso) fare le g., corrugare la fronte facendo di conseguenza sporgere i sopraccigli (di qui i der. aggrondare, aggrondato).