gravare
v. tr. e intr. [lat. gravare, der. di gravis «grave»]. – 1. tr. a. Caricare di un peso, opprimere imponendo un peso: g. le spalle di un fardello; gravarsi lo stomaco di cibo; più spesso fig.: il sonno mi grava gli occhi, me li fa chiudere; Né li gravò viltà di cuor le ciglia Per esser fì’ di Pietro Bernardone (Dante); Pentimento, che l’anima ci grava (Leopardi); g. gli alunni di compiti; non posso g. di ulteriori spese il mio bilancio; non vorrei gravarmi di questa responsabilità; gravarsi la coscienza d’una colpa; g. la mano su qualcuno, punire con eccessivo rigore. In taluni di questi usi è più com. aggravare. b. Imporre tributi, oneri fiscali, o istituire un vincolo giuridico: g. il popolo di (o con) troppe imposte; cittadini eccessivamente gravati di tasse; Scemò i pubblici pesi a’ suoi pagani, Ma più gravonne i miseri cristiani (T. Tasso); g. un immobile di un’ipoteca. c. ant. Pignorare, sequestrare i mobili di un debitore insolvente. 2. intr. (aus. avere) a. Fare peso, premere fortemente col proprio peso: tutto l’arco grava sui due pilastri; fig.: le spese di casa gravano tutte sopra di me; è una colpa che grava sulla mia coscienza; sul fondo grava tuttora un’ipoteca. b. Con altro senso fig., letter., essere molesto, rincrescere, recare fastidio o dispiacere; anche con uso assol.: sì come colei a cui la dimora lunga gravava (Boccaccio); e pur men grava e morde Il mal che n’addolora Del tedio che n’affoga (Leopardi). 3. rifl. Nel linguaggio giur., gravarsi, proporre gravame, cioè proporre appello contro una sentenza ritenuta ingiusta a proprio danno. ◆ Part. pass. gravato, anche come agg., oppresso da un peso, su cui grava un peso, nel sign. proprio e fig.: patrimonio gravato di debiti; fondo gravato di (o da) un’ipoteca; avere gli occhi gravati di sonno; gravato dal vin, primo il disastro Eurizïon portò sovra sé stesso (Pindemonte).