grammatica
grammàtica (ant. gramàtica) s. f. [dal lat. grammatĭca, gr. γραμματική (τέχνη), dall’agg. γραμματικός: v. grammatico]. – 1. a. Il complesso delle norme che costituiscono il particolare modo di essere di una lingua (o di un dialetto), cioè il suo sistema fonematico, morfologico, sintattico, considerato nella sua totalità, come si riflette di volta in volta nelle singole espressioni: la g. italiana, tedesca, francese; l’evoluzione della g. inglese. b. Rappresentazione sistematica di una lingua e dei suoi elementi costitutivi, articolata tradizionalmente in fonologia, morfologia, sintassi, lessicologia ed etimologia; anche, la disciplina stessa (considerata nel medioevo una delle «arti del trivio») che ha per oggetto tale rappresentazione: insegnare, studiare la g.; maestro di grammatica. In linguistica si distinguono: g. normativa, fissazione e descrizione, a fini eminentemente pratici (per es., didattici), delle norme che regolano l’uso letterario e cólto di una lingua; g. descrittiva o sincronica, studio di una determinata fase di una lingua, o di un aspetto particolare o individuale di essa (per es., una grammatica dell’italiano moderno, dell’antico francese, della lingua individuale di uno scrittore), o anche di un dialetto; g. storica o diacronica, studio del successivo svolgersi nel tempo del sistema grammaticale di una lingua o di un dialetto; g. comparata, studio, dal punto di vista sincronico o diacronico, dei rapporti esistenti tra due o più lingue (o dialetti) affini; g. generale, studio dei procedimenti generali per cui il pensiero umano può realizzarsi nell’espressione linguistica. Per la g. generativa e la g. trasformazionale, v. ai singoli aggettivi. Anticamente la parola fu usata con sign. più ampio, in quanto comprendeva anche l’insegnamento di precetti retorici e di nozioni letterarie; e ancora nel secolo 19° si dava il nome di grammatica al corso di studî corrispondenti alle prime tre classi ginnasiali, o più esattamente alle classi 2a e 3a (cfr. l’esempio di Carducci citato più avanti per grammatichina). c. In senso concr., il libro, l’opera, il testo scolastico che descrive una lingua: compilare, stampare, pubblicare, acquistare una g. (e s’intende di solito, quando non sia altrimenti specificata, una grammatica normativa della lingua dell’uso). d. Con accezione più pop., l’arte di scrivere e parlare correttamente, e le regole che costituiscono quest’arte: non conosce la g., di persona che parli o scriva sgrammaticando; errori di g., parlare in g. (ant. per g.), correttamente e anche con una certa pedantesca affettazione; prov., val più la pratica che la g., più l’esperienza che le regole astratte, con riferimento generico a qualsiasi arte, professione, mestiere, attività (cfr., più avanti, il sign. 3). Anche, modo di parlare (con riguardo alla morfologia, alla sintassi): ha una g. tutta sua; Legato al fare E alla grammatica Della comare (Giusti). 2. ant. La lingua latina, contrapposta implicitamente al volgare (in quanto nel tardo medioevo lo studio della grammatica riguardava esclusivam. il latino e non ancora il volgare): Primasso fu un gran valente uomo in gramatica (Boccaccio). 3. estens. a. I primi elementi, il complesso delle nozioni che sono alla base e servono di avviamento a un’arte, a una scienza, a una dottrina, ecc. b. Il complesso, opportunamente qualificato, delle norme che definiscono un linguaggio informatico: g. generativa, g. trasformazionale, ecc. ◆ Dim. grammatichétta, grammatichina; spreg. grammaticùccia; accr. grammaticóna; pegg. grammaticàccia, tutti quasi esclusivam. riferiti al libro di grammatica; i dim. sono stati usati anche per indicare l’insegnamento dei primi elementi di una lingua e la classe di studio corrispondente: Ferdinando ... insegnava grammatica (seconda e terza), non senza molta e sospettosa meraviglia del vecchio professore di grammatichina (prima) (Carducci).