gnocco
gnòcco s. m. [dal veneto gnòco «protuberanza, gnocco», forse dal longob. knohhil «nodo nel legno»] (pl. -chi). – 1. a. Al plur., gnocchi, piatto tradizionale della cucina veneta, piemontese e romana, costituito da un impasto di farina e patate (già lessate e schiacciate), tagliato a bocconcini di forma cilindrica o ovoidale (in quest’ultimo caso, vengono per lo più ottenuti arrotolandoli con due dita sulla superficie di una grattugia), che si mangiano come primo piatto, lessati e conditi con sugo o con burro. b. Nome di varie specialità gastronomiche regionali, costituite in genere da un impasto tondeggiante formato con ingredienti diversi: gnocchi di semolino, di farina gialla, di fegato; gnocchi alla romana (detti però a Roma gnocchi di semolino), costituiti da un impasto di semolino, latte, uova e burro, tagliato a riquadri o a dischi che si cuociono in teglia al forno e si servono conditi con abbondante burro e parmigiano, in alcune zone anche con piselli, cervellino e animelle. Gnocco fritto, in Emilia, sorta di crescentina o pizza; gnocchi di latte, nel Lazio, dolci a base di latte, uova, farina e burro, cotti al forno; pasticcetti di gnocchi, specie di pasticcini di pasta frolla ripieni con la pasta degli gnocchi di latte. 2. estens. a. Nodo, grumo (di pasta e sim.): colla, farinata, crema piena di gnocchi. b. ven. Bernoccolo, soprattutto quelli che si formano in fronte per una caduta o un colpo ricevuto. 3. fig. Persona sciocca, goffa e sempliciotta: sei uno gn., un vero gn.; non stare lì impalato come uno gn.; pezzo di gnocco che non sei altro (Palazzeschi). ◆ Dim. gnocchétto, solo in senso proprio, con sign. diversi da regione a regione; accr. gnoccóne, anche nel sign. fig, gnoccolóne (v.).